La Fondazione Centro di Studi Alfieriani porta per la prima volta l’arte contemporanea tra le sale del Museo Alfieri. Dal 20 aprile al 15 settembre proporrà infatti la mstra Revisited di Daniel Rineer.

È stata una precisa volontà del nuovo presidente della Fondazione, il prof. Enrico Mattioda, cercare di far modificare la percezione che si ha oggi del poeta astigiano. Alfieri fu tra i primi a riconoscere l’importanza di tramandare i suoi ritratti, ma la stagione risorgimentale ha finito per ingessare e monumentalizzare la sua immagine pubblica, allontanando la sua figura da noi. A dire il vero, non è andata meglio in ambito privato se già a inizio Novecento Guido Gozzano inseriva il busto di Alfieri tra “le buone cose di pessimo gusto”, in una galleria del Kitsch che comprendeva pappagalli impagliati, fiori sottovetro, orologi a cucù ecc. «Non era il caso – afferma Mattioda – di aggiornare il catalogo delle cose di pessimo gusto. Piuttosto occorreva rileggere le immagini di Alfieri e del suo teatro per avvicinarle a noi. Per questo motivo ho pensato all’artista newyorkese (ma ora residente a Torino) Daniel Rineer, che forma le sue opere d’arte a partire da immagini precedenti. A lui abbiamo affidato le immagini dell’archivio della Fondazione come base per le sue serigrafie. Ma queste entrano poi in dialogo con le immagini e gli oggetti del museo, dialogano con loro, creano contrasti. Un metodo di lavoro che Rineer ha elaborato negli anni di lavoro al MoMa di New York». 

Oltre trenta serigrafie, due video, stendardi trasformano il museo di Alfieri e lo avvicinano anche alle nuove generazioni: «Anche per questo motivo – riprende Mattioda – stiamo pensando ad alcune aperture serali, con aperitivo e musica. Ma non ci fermiamo qui. Abbiamo da poco avuto la notizia della visita del Presidente della Repubblica al Museo Alfieri. Era un’idea che avevo proposto al sindaco poco prima di Natale, quando avevo promesso di preparare una mostra di manoscritti alfieriani per la visita del Presidente. La data ci costringe a “correre”, ma contiamo entro il 23 maggio di far inaugurare al Presidente Mattarella anche questa seconda mostra». 

Una bella sfida, che segnala il nuovo corso della Fondazione Centro di Studi Alfieriani: non solo studi ed edizioni scientifiche (che continueranno a essere fatte) ma anche attenzione al pubblico, all’immagine di Alfieri: «Ho raccolto una sfida impegnativa – dice ancora Mattioda – ma ho trovato grande disponibilità da parte delle istituzioni astigiane e delle associazioni presenti sul territorio. Dopo pochi mesi dalla mia nomina, posso dire che l’impegno che sto profondendo inizia a dare i suoi frutti grazie a uno spirito di collaborazione con le istituzioni».

La mostra di Daniel Rineer sarà visitabile con il biglietto d’ingresso al museo o lo Smart Ticket, senza aggiunta di prezzo.

Profilo biografico dell’artista

Daniel Rineer (americano, nato nel 1981) è un artista multidisciplinare. Dal 2019 vive a Torino. Nato in Alaska, Rineer ha vissuto in varie città degli Stati Uniti durante la sua gioventù e ha trascorso la maggior parte della sua prima vita da giovane adulto a New York City. Nel 2016 si è trasferito a Manila, nelle Filippine, dove ha studiato fotografia, fotogiornalismo e arti multimediali.

Basandosi su immagini fotografiche sia fisse che in movimento, Rineer applica una vasta gamma di tecniche alle sue composizioni, utilizzando sia immagini d’archivio che quelle proprie, ma sempre elaborandole e trasformandole con vari software, l’uso della scanografia, dispositivi film/video moderni e antiquati e vari metodi di stampa. Tra questi, predilige la serigrafia, ma occasionalmente utilizza anche stampanti digitali. Rineer modifica ulteriormente le immagini ottenute con tecniche di pittura, collage, ceramica e tessuti. Le immagini vengono poi catturate nuovamente con procedure fotografiche e reintrodotte nel formato digitale da quello analogico. Questo ciclo si ripete numerose volte. Per quanto riguarda la video arte, Rineer compone e registra i propri arrangiamenti audio in modo molto simile. L’artista si riferisce al suo processo come a un “ping-pong effimero”, poiché trascorre solo un breve lasso di tempo con ogni iterazione dell’immagine prima di modificarla nuovamente.

Oltre a giovare nel processo tecnico di realizzazione delle sue opere, Rineer trae ispirazione da figure storiche secondarie e immagini perdute nel tempo. Il suo approccio e obiettivo è quello di rivisitare e ri-archiviare gli artefatti mentre lui stesso vive la sua realtà, creando piccoli tesori dai doni lasciati dagli altri. 

Senza dubbio, gran parte delle competenze di Rineer derivano dai molti anni trascorsi lavorando in rinomati musei e gallerie a New York City, al fianco di celebri artisti e curatori, ognuno dei quali gli ha trasmesso idee, tecniche e capacità di risolvere problemi. Tutto questo è servito ad affinare il suo talento nel maneggiare una serie di approcci artistici. 

Oltre a essere artista, Rineer lavora anche come insegnante, traduttore, cantautore, ingegnere audio e musicista. Attualmente, suona e collabora nel gruppo musicale Plastic Palms.

Sito web dell’artista: https://www.danielrineer.net/