Meglio tardi che mai. Confagricoltura Asti condensa in un sintetico commento la notizia dell’approvazione, questa mattina, da parte della Commissione Europea del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 per la Regione Piemonte. L’ultimo in ordine di tempo dopo il via libera, a luglio, del Piano per la Regione Lombardia e nelle scorse settimane di quello ligure. Un processo travagliato, durato oltre un anno, ma che porterà una ventata d’ossigeno al sofferente mondo agricolo e forestale piemontese: lo stanziamento, pari a 1 miliardo e 91 milioni di euro, è una cifra importante ma rappresenta solo il primo passo per offrire un valido sostegno agli agricoltori, impegnati nella ristrutturazione e l’ammodernamento delle proprie aziende, nonché ai giovani interessati ad intraprendere una nuova attività. Nei prossimi giorni la Regione Piemonte avvierà le consultazioni per individuare i criteri di selezione delle singole misure che saranno approvate, entro fine novembre, dal Comitato di Sorveglianza. I primi bandi dovrebbero essere aperti tra fine anno ed inizio del prossimo. “Siamo felici – sottolinea il presidente di Confagricoltura Asti Massimo Forno – che dopo più di un anno di “gestazione” e rinvii il Piano di Sviluppo Rurale sia finalmente a disposizione come strumento per il rilancio del mondo agricolo regionale. Tuttavia la misura va letta nel suo insieme e per esprimere un giudizio ci riserviamo di aspettare i bandi regionali, auspicando che vengano aperti il più presto possibile e siano più snelli e veloci rispetto al passato”. Francesco Giaquinta, direttore di Confagricoltura Asti, sottolinea che il PSR “è lo strumento d’investimento essenziale per gli imprenditori” ma critica i tempi necessari all’approvazione: “E’ difficile festeggiare se si riflette sul fatto che abbiamo atteso, e perso, oltre un anno. Il PSR dovrebbe essere tra le funzioni in capo allo Stato e alle Regioni sarebbe doveroso lasciare solo il compito di rendere attuativo il provvedimento. Solo così potremo evitare il ripetersi di situazioni così imbarazzanti ed economicamente insostenibili”.