Con l’arrivo del caldo torrido, anche nell’Astigiano, ci si prepara alla trebbiatura del grano. In questi giorni si sta tagliando l’orzo, poi si passerà al frumento. La produzione stimata è in calo del 10% a causa di un andamento climatico piuttosto bizzarro con un inverno mite a cui ha fatto seguito una primavera rigida. Coldiretti Asti prevede un saldo produttivo negativo anche per l’orzo, la colza e gran parte delle altre colture a pieno campo.
In provincia di Asti la produzione di frumento tenero è piuttosto consistente, se ne coltiva una superficie di 9 mila ettari per 540 mila quintali mediamente raccolti ogni anno.
«Il frumento tenero – afferma il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia –, seppur ancora troppo influenzato dai meccanismi mondiali per la determinazione del prezzo, sta trovando una sua nuova vocazione legata alla crescente richiesta di produzioni 100% Made in Italy, come dimostra l’indagine Coldiretti/Ixè dalla quale emerge che l’82% degli italiani cerca prodotti nazionali per sostenere l’economia e il lavoro del territorio dopo la pandemia». Per questo Coldiretti agevola il dialogo fra produttori, mulini e panificatori locali, coinvolgendoli in un lavoro sinergico di filiera aperto ad accordi con artigiani e agroindustria virtuosa attenti alla qualità e all’etica della produzione. «In questo modo – aggiunge Furia – si può soddisfare la richiesta di prodotti di filiera locale e quindi attivare una ricaduta positiva sull’economia e, a mio avviso, anche sulla sicurezza sanitaria delle produzioni e del cibo e quindi della salute di tutti noi consumatori».
“Gran Piemonte” è un esempio concreto di accordo di filiera sul grano locale, volto a ottenere prodotti da forno prepararti con vera farina Made in Piemonte. Nell’Astigiano quest’anno si sono coltivati per “Gran Piemonte” quasi 1.000 ettari per una produzione stimata di circa 50 mila quintali di grano. Realizzato in collaborazione con il Consorzio Agrario del Nord Ovest, l’accordo di filiera sancito da Coldiretti Piemonte prevede che, per la prima volta, la miscela di diversi grani si ottenga direttamente sul campo con sementi certificate, in modo da ottenere sacchi griffati “Filiera Gran Piemonte” particolarmente adatti per i prodotti dolciari di cui è ricca la tradizione del nostro territorio.
“È un segnale di ripartenza – rileva il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – dopo l’emergenza Covid quando, comunque, non si è mai fermato il ciclo naturale delle lavorazioni per garantire l’approvvigionamento alimentare delle produzioni in uno scenario segnato da speculazioni, accaparramenti e distorsioni del commercio a livello internazionale. In questo senso, Coldiretti, con la campagna #mangiaitaliano, promossa insieme a Filiera Italia, ha coinvolto industrie e catene della grande distribuzione. Si è creata così una svolta patriottica favorita anche dall’obbligo di indicare sulle etichette della pasta l’origine del grano per anni oggetto di forti battaglie degli agricoltori Coldiretti».
In questo contesto un segnale importante viene dal moltiplicarsi di marchi di pasta che garantiscono l’origine nazionale del grano impiegato, impensabile fino a pochi anni fa. Ad oggi sono questi i principali marchi che garantiscono accordi di filiera con grano 100% nazionale: La Molisana, Agnesi, Ghigi, De Sortis, Jolly Sgambaro, Granoro, Armando, Fabianelli, Alce Nero, Rummo, Antonio Amato, Voiello, FAI – Firmato dagli agricoltori italiani, e proprio da quest’anno anche Barilla, il maggiore produttore in Italia che ha annunciato di rinnovare la sua pasta classica con grani 100% italiani. Il suggerimento ai consumatori è quindi di guardare sempre le etichette. Coldiretti continuerà a vigilare sul rispetto delle garanzie di qualità e sicurezza sollecitando interventi per difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero. Le maggiori preoccupazioni riguardano la concorrenza sleale delle importazioni, soprattutto da quelle aree del pianeta che, come il Canada per il grano, non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese dove è vietato l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta.
Oggi l’Italia può contare sull’agricoltura più green in Europa e deve porsi all’avanguardia nelle politiche di sicurezza alimentare nell’Unione Europea, facendo in modo che le misure precauzionali introdotte a livello nazionale riguardino coerentemente anche l’ingresso in Italia di prodotti stranieri.
Molti ricorderanno l’opposizione di Coldiretti all’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada (CETA) poi siglato nel 2020. Ad un anno di distanza tutte le preoccupazioni si sono rivelate fondate: le importazioni di grano canadese in Italia sono aumentate del 70% rispetto all’anno precedente per un totale di circa 1,7 miliardi di chilogrammi. Un attacco alla salute degli italiani che purtroppo riguarda anche fagioli, lenticchie e ceci provenienti soprattutto da Paesi come gli Stati Uniti e il Canada dove vengono fatti seccare proprio con l’utilizzo del glifosato. E allora avanti con il “Gran Piemonte”.