Non sempre trovo convincenti le rappresentazioni teatrali tratte da noti romanzi, specie se, scritti in altre epoche, si cerca di modernizzarli a tutti i costi. Ma ciò non è avvenuto per fortuna con “Orgoglio e pregiudizio” dell’inglese Jane Austen applaudito martedì sera al Teatro Alfieri da un folto pubblico. Tanto di cappello alla trasposizione teatrale di Antonio Piccolo che è riuscito a contenere in un’ora e quarantacinque minuti ben quattrocento pagine di libro apportando ovviamente dei tagli rispetto al testo, riducendo il numero dei personaggi e gli episodi. Ad esempio, le figlie da marito dei Bennet nel romanzo sono cinque, Jane, Elizabeth, Mary, Catherine e Lydia e non solo le due che troviamo in scena i cui amori si concludono, con buona pace dell’intrigante madre, con due matrimoni. Tutti bravi gli attori ma un plauso particolare va senz’altro al regista Arturo Cirillo, in scena nei panni dell’intelligente, sarcastico e imprevedibile signor Bennet, ma anche dell’imperiosa Lady Catherine De Bourgh, zia di Darcy. La scenografia di Dario Gessati, pur essendo molto semplice, colpisce. Si tratta di quattro enormi specchi basculanti che vengono inclinati e girati in modo opportuno per riprodurre ambienti e stati d’animo, trasformandosi, grazie ai sapienti giochi di luce di Camilla Piccioni, in soffitti affrescati, in alberi del boschetto di Longbourn o in zone di penombra, in cui nascondersi, o in semplici specchi. Belli i costumi di Gianluca Falaschi e infine davvero calzanti le musiche di Francesco De Melis.
Patrizia Porcellana