La visita del Papa ad Asti non è solo servizio d’ordine. E’ anche servizio liturgico, che ruota attorno alla celebrazione in cattedrale delle 11. Un’organizzazione anche questa tutta speciale, che ha richiesto un viaggio a Roma del direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano don Simone Unere, per concordare il tutto. Mèta: l’Ufficio celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, diretto da mons. Diego Ravelli, appena tornato dal Bahrein.
Don Simone, che genere di celebrazione si configura?
Direi che è una celebrazione mista. Da un lato ci hanno fatto capire che la celebrazione è una nostra celebrazione e hanno dato a noi la possibilità di scegliere alcune cose: la preghiera dei fedeli, alcune introduzioni del celebrante, il repertorio dei canti. Dall’altro lato sono loro responsabili delle celebrazioni del Santo Padre e su alcuni momenti danno indicazioni più rigide. Si vede che sono persone abituate ai grandi numeri e ci hanno dato anche alcuni consigli per gestirli, per esempio durante la distribuzione della comunione.
Dunque ha trovato un clima collaborativo…
Sì, sono stato accolto bene, mi hanno fatto visitare l’ufficio, la terrazza che dà sulla piazza S. Pietro. La riunione è stata lunga ma cordiale.
I registi della cerimonia sono più di uno, immaginiamo.
Sì, ci saranno cinque cerimonieri di Asti per assistere ministranti, diaconi, sacerdoti e il vescovo, mentre il Papa avrà suoi cerimonieri. I ministranti sono una ventina, giovani adulti che già abitualmente svolgono un servizio liturgico: da Cattedrale, Sacro Cuore, Don Bosco, dalle parrocchie della Val Rilate e dal santuario del Portone. Con loro avremo una prova questa sera e con i cerimonieri pontifici ci sarà una prova sabato pomeriggio.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 11 novembre 2022