“E’ stata un’esperienza di grande gioia e grande calore umano che ci ha fatto sentire parte di una cosa bella”.
Sono le parole del vescovo di Asti Marco Prastaro il giorno dopo. Il giorno dopo la visita del Santo Padre in terra astigiana, in quella terra che, come proprio Papa Francesco ha sottolineato nella sua Omelia in Cattedrale, ha dato i natali alla sua famiglia, quella terra dove è venuto a ritrovare il sapore delle radici.
Qui ad Asti, in questi due giorni, per il vescovo Marco c’era l’inizio del mondo, come aveva già sottolineato nel saluto al Santo Padre al termine della celebrazione eucaristica di ieri, domenica 20 novembre, in Cattedrale.
“Il mondo inizia dall’essere insieme, nel condividere un’idea – ha commentato monsignor Prastaro -. E questo ad Asti è successo”.
“Gli astigiani hanno fatto un passo in avanti e il Santo Padre si è buttato nelle nostre braccia – ha aggiunto il vescovo Marco -. Non si è tirato indietro. Nel giro a bordo della papamobile prima della messa in Cattedrale io l’ho fatto fermare a salutare tutti dato il mio carattere, ma lui ha accettato di buon grado. Il Santo Padre non si è tirato indietro appunto”.
Poi una riflessione sull’Omelia nella quale Papa Francesco “ha avuto la capacità di toccare ognuno di noi, proprio come se fosse uno di noi”, è il commento del vescovo.
La fortuna di essere stato accanto a una persona eccezionale si aggiunge alla fortuna di aver lavorato bene un mese, Chiesa e Istituzioni. Un mese fatto di riunioni tecniche, operative, di pianificazioni. “Ieri, dopo che il Santo Padre ha lasciato Asti, alla fine di questa due giorni ho voluto baciare tutti quelli con cui ho lavorato queste settimane per ringraziarli di qualcosa, questo evento, che abbiamo costruito insieme”.