La stagione trionfante del Teatro Alfieri prosegue senza soste e mercoledì prossimo primo febbraio ci propone uno degli spettacoli di prosa più attesi, una commedia nera, una macchina fatta di trovate, energia, divertimento.
Stiamo parlando de “ Il Delitto di via dell’Orsina”, uno degli atti unici più conosciuti di Eugène Labiche, padre nobile del vaudeville, talento prolifico e sopraffino capace di svelare, con indiavolate geometrie di equivoci e farse, il ridicolo nascosto sotto i tappeti della buona borghesia.
Il protagonista sarà uno dei leoni del palcoscenico del teatro italiano Massimo Dapporto, che abbiamo avuto la fortuna di incontrare.
Sul palco con lui ci sarà l’altro protagonista Antonello Fassari, e poi Susanna Marcomeni e con Marco Balbi, Andrea Soffiantini, Christian Pradella, Luca Cesa-Bianchi. La regia è di Andrée Ruth Shammah.
Ci parli dello spettacolo che sta portando in scena per tutta l’Italia: “Il Delitto di via dell’Orsina”…
“Innanzitutto le posso dire che sta avendo un successo incredibile, abbiamo avuto grandi ovazioni dappertutto. Mi auguro che anche ad Asti venga apprezzata. Anzi, ne sono certo. Sono legato alla vostra città in quanto mia nonna materna era di Piea d’Asti. Uno dei personaggi storici interpretati da mio padre Carlo si chiamava “Agostino” e si ispirava proprio a sua madre. Lo spettacolo è molto divertente, anche molto elegante, la storia nasce da un equivoco che genera tutta una serie di scene spassose ma non voglio rivelare nulla. Gli spettatori lo scopriranno a teatro”.
Ci descriva il personaggio che interpreta.
“Interpreto un marito, nobile ed elegante, che vive alle spalle della moglie, un dandy, che conosce un proletario, rozzo e volgare (Antonello Fassari) che fa parte dell’equivoco e nè diventerà suo amico. Io sono un gagà ma mi lego a colui che in fondo disprezzo perché ha una forza decisionale interiore che io non ho e che mi aiuta ad affrontare la situazione”.
Lei ha interpretato in una famosissima fiction televisiva il giudice Falcone che cosa ha pensato dopo i recenti fatti di mafia?
“L’immagine che mi è rimasta di quella tragedia è quella del giudice Caponnetto che, giunto sul luogo del massacro, disse: “E’ finita…!”. Invece non è finita, nel tempo la giustizia ha avuto la meglio anche se sono passati tantissimi anni, l’arresto di Messina Denaro è un’impulso e un incoraggiamento alla brava gente e dalle scoperte che ne seguiranno si potrà dare un colpo mortale alla mafia”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 27 gennaio 2023
Massimo Allario