Torna ad Asti, mercoledì 15 febbraio 2023, nella stagione del teatro Alfieri, Giacomo Poretti, con il suo spettacolo “Funeral home”, scritto ed interpretato, insieme alla moglie Daniela Cristofori, affronta il tema della fine dell’esistenza con un inno alla vita e allo scorrere del tempo.
Ci vuole coraggio a portare sulla scena un argomento scomodo come la morte. E ci vuole coraggio a riderci sopra. Si può ridere per eludere l’argomento, oppure usare la risata come una chiave d’accesso a un tema scabroso. Poretti si avventura su questi terreni impervi con l’arma di una comicità intelligente che unisce leggerezza e profondità di sguardo, con la regia di Marco Zoppello.
Lo abbiamo intervistato a pochi giorni dalla messa in cena ad Asti.
Come è nata l’idea di scrivere questo testo?
“Daniela ed io abbiamo cominciato a scrivere lo spettacolo nel 2020, scegliendo di portare in scena la paura più radicata nel cuore dell’uomo . La vita è così bella che tutti noi vorremmo non finisse mai. Cerchiamo di prolungarla, di renderla migliore, illudendoci di esserne padroni.
Durante questi anni difficili a causa della pandemia, si sono risvegliate le coscienze in merito alla caducità della vita, oppure rimane un argomento tabù?
“Purtroppo credo il periodo che abbiamo trascorso, per quanto difficile, non abbia influito più di tanto sul nostro atteggiamento verso la morete. L’abbiamo sentita più vicina, è vero, ma l’essere umano tende ad arginare le preoccupazioni e a dimenticarle, non appena vengono superate”.
Da qui può essere necessario usare l’ironia per trattare argomenti così delicati?
“Proviamo farlo con la leggerezza. La società in cui viviamo ci vuole eternamente giovani, aitanti, possibilmente senza rughe. E più o meno consapevolmente esorcizziamo il momento in cui l’esistenza finirà e dovremo interrogarci – se non l’abbiamo fatto prima – su quello che c’è “dopo”. Ammesso che ci sia un “dopo”, perché molti pensano che tutto finisca quando chiudiamo gli occhi e il cuore smette di battere. La comicità può essere un grimaldello per affrontare argomenti da cui si starebbe volentieri lontani, si propone come qualcosa di apparentemente inoffensivo, di fronte al quale il pubblico abbassa le difese, si lascia coinvolgere e prova a mettersi in gioco”.
Manuela Caracciolo
Manuela Caracciolo