Militari della Guardia di Finanza di Asti stamane hanno avviato l’esecuzione – insieme ai colleghi di Campania, Emilia Romagna, Lazio Lombardia, Puglia, Toscana, Trentino Alto Adige e Veneto – di una’ordinanza di custodia cautelare del Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Asti, nei confronti di 10 persone, per reati di associazione a delinquere, truffa nei confronti di Enti Pubblici, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.
Di queste dieci quattro sono ordinanze di misura cautelare in carcere e riguardano un commercialista napoletano, un suo collaboratore, un cittadino albanese con studio a Schio (Vi) , un uomo residente a Mondragone e un albanese residente ad Asti, un impresario edile da cui è partita l’intera indagine.
Contemporaneamente è in corso l’esecuzione di un decreto di sequestro, anche per equivalente, ai fini della confisca, di creditifiscali, profitti illeciti, immobili e altre disponibilità per oltre un miliardo e mezzo. Tra i beni sequestrati quote societarie di 15 società per un valore di 140 mila euro, un agriturismo a Mondragone, tre immobili nel Ravennate e liquidità in contanti e in conti correnti presso 28 istituti di credito. Settantatrè invece le perquisizioni, in corso in 18 province, con l’impiego di 150 finanzieri.
I primi passi delle investigazioni del Nucleo di Polizia Economico – finanziaria di Asti, sul corretto utilizzo dei crediti fiscali per “Bonus edilizi”, sono partiti da una segnalazione del Nucleo Speciale Entrate della Guardia di Finanza di Roma. L’indagine scattata tra agosto e settembre 2022, con l’analisi di banche dati, indagini bancarie, intercettazioni telefoniche e sopralluoghi, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Asti, ha permesso di svelare la costituzione e cessione di ulteriori e più cospicui crediti di imposta sospettati di falsità.
Il prosieguo ha rivelato i tratti di una truffa, ordita da una compagine in parte radicata ad Asti e con proiezioni principali in Campania e Veneto, che vede coinvolte 37 persone e 68 tra ditte e società.
Il sodalizio farebbe capo a 17 persone, cittadini albanesi e italiani, dediti alla commissione, nel periodo 2021 – 2022, di una serie di frodi, riciclaggio, auto-riciclaggio e reati tributari; partendo dall’emissione di false fatturazioni per decine di milioni di euro, utilizzate non solo per documentare al fisco lavori edili mai realizzati, ma anche per riciclare proventi dell’illecita attività.
Questa enorme quantità di crediti fiscali, per 1,5 miliardi, sarebbe stata generata solo sulla carta, innanzitutto grazie all’opera di un commercialista con studio al Vomero, Napoli (ora arrestato) e a un suo stretto collaboratore, un cittadino albanese, con studio a Schio (VI). Secondo gli investigatori avrebbero utilizzato partite Iva intestate perlopiù a prestanome, alcuni dei quali anche senza fissa dimora, inserendo poi nei cassetti fiscali dell’Agenzia delle Entrate dati ritenuti non veritieri. Tra questi dati anche Comuni mai esistiti o fuori dal territorio nazionale. In pratica nei modelli utilizzati per richiedere la cessione del credito a istituti bancari o postali venivano inseriti dati fasulli. A fare queste pratiche, hanno ricordato gli inquirenti in conferenza stampa, possono essere soltanto persone accreditate ai portali (cassetti fiscali) come tecnici e commercialisti. Una volta caricati i dati sui documenti allora scattava la truffa; i sodali cioè si recavano in istituti di credito per richiedere la cessione del credito stesso. Nel caso l’avessero ottenuta, e in alcuni casi è successo, si sarebbero intascati la somma acquisita dalla banca per lavori di ristrutturazione (parliamo di bonus facciate, 110, sisma bonus, …) mai effettuati.
“I crediti di imposta, così creati dal nulla sulla piattaforma digitale, solo in parte però sono stati ceduti a terzi, per quanto sinora tracciato dalle indagini, e di questi una porzione monetizzata e trasferita all’estero”, hanno dettagliato dalla finanza.
L’indagine denominata “Capisci Amme'” da un modo di dire dialettale intercettato in alcune telefonate, ha interessato 18 mila immobili su cui sono in corso accertamenti, in 2.800 Comuni sparsi in tutta Italia di cui 384 sono risultati soppressi da temo e uno che dal 1947 non è più in territorio italiano.
“Le indagini proseguono per esaminare la documentazione acquisita nel corso delle perquisizioni, tuttora in corso, e per ricostruire i passaggi didenaro relativi ai crediti d’imposta ritenuti inesistenti, già oggetto di cessione/monetizzazione, anche attivando i canali di cooperazione internazionale”, hanno aggiunto gli inquirenti.
“L’operazione odierna delle Fiamme gialle di Asti costituisce il culmine di una prima fase di indagini condotte nell’ambito della primaria missione istituzionale della Guardia di Finanza, mirata a prevenire e contrastare leillecite condotte che pregiudicano il corretto impiego delle ingenti risorse pubbliche erogate dall’UnioneEuropea e dallo Stato per il rilancio dell’economia e il sostegno delle iniziative di riqualificazione energetica e di transizione ecologica – hanno concluso -. Si sottolinea che il procedimento penale si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo in caso di emissione di una sentenza irrevocabile di condanna”.