Si presenta la progettazione per la nuova Tangenziale Sud Ovest e rinasce il Comitato per il “No” all’opera. “Perché invece di devastare terreni agricoli non si valutano le opportunità offerte da strada Falletti o si rende gratuito il percorso autostradale tra Asti Est e Asti Ovest?”. Queste sono alcune delle proposte del sodalizio guidato dall’avvocato Giorgio Caracciolo e dall’agricoltore “indigeno” Cesare Quaglia. Con loro molte persone che già vent’anni fa avevano osteggiato l’opera. All’epoca si parlava di un progetto sicuramente più impattante: tangenziale con doppia corsia. Ora il progetto è più snello ma ancora impattante. “Il nostro non è un no a prescindere – dicono dal neo costituito Comitato – ma vogliamo offrire agli amministratori un qualcosa di utile e costruttivo. Ci aspettiamo che i giochi non siano già fatti e che il confronto con la cittadinanza, annunciato dal sindaco, non sia solo un pro forma perché sarebbe un errore”. “Il Comitato è tornato operativo con l’intento di pianificare la strategia per un indirizzo comune, approfondire tutti i tracciati, il loro impatto e le alternative all’opera”, commenta Giorgio Caracciolo, già presidente del precedente Comitato “No Tso”. “Lavoriamo all’opzione zero, ad esempio per verificare se strada Falletti possa essere utilizzata per alleggerire il traffico lungo quel tragitto e se l’A21, tra i due caselli di Asti, possa essere gratuita per il traffico pesante”»”, aggiunge. Il sodalizio è pronto a chiedere maggiori dettagli sui progetti che oggi mancano, come un’analisi più puntuale sui flussi di traffico, soprattutto dei mezzi pesanti. Secondo il neonato Comitato “No Tso” l’opera sarebbe inutile per risolvere l’annoso problema del traffico cittadino perché si andrebbe comunque a ingolfare il quartiere di corso Alba o viale Don Bianco, incrementando il traffico in questa zona, non si alleggerirebbe neanche il traffico in corso don Minzoni che è congestionato dalle rotonde con viale Don Bianco e con corso Torino. Questo progetto, il cui percorso giallo costerebbe 192 milioni di euro, avrebbe anche dei costi indiretti come il danno che si farebbe al territorio tagliando in due la piana di San Marzanotto e devastando terreni tra il Tanaro e corso Alba. Anziché promuovere l’agricoltura, si andrebbe a perdere una vasta fascia di territorio che oggi è ancora intatta. “Non siamo per fermare le attività economiche, ci mancherebbe, ma perché non pensare di demolire un paio di capannoni e qualche fabbricato per dare una viabilità coerente alla città? – è la proposta di Quaglia – Perché l’amministrazione non valuta nient’altro se non fare una grande opera tra viadotti e tunnel? Se si vuole avere idea di quello che succederà alla piana del Tanaro è sufficiente pensare alla linea ferroviaria per Castagnole Lanze e il suo impatto devastante sul territorio che attraversa. È questo che vogliamo per Asti?”.
P.V.