Recupera leggermente Razza Piemontese, in termini di valore medio delle sue carni, per effetto del lieve contenimento dei costi energetici, ma a pesare resta il problema siccità con prospettive, in termini meteorologici, tutt’altro che rosee.
Ne abbiamo parlato col Presidente di Anaborapi (Associazione Nazionale Allevatori Bovini Razza Piemontese) e allevatore Coldiretti Asti Andrea Rabino e col Direttore della Federazione Provinciale Coldiretti Asti Diego Furia.
“Ancora oggi ci stiamo portando dietro il problema siccità dello scorso anno e l’aumento costi a livello generale, con l’impennata mai vista dei mangimi; conseguentemente, l’inevitabile calo del numero di vacche piemontesi tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 (-5% medio circa)” spiega Rabino, titolare di un allevamento di circa 270 capi a Villafranca d’Asti. “Quest’anno l’andamento pare essere quasi peggiore: pochissima la scorta nelle falde acquifere e, se non pioverà tra aprile e maggio, verremo messi in ginocchio. Gli appena circa 5 millimetri di precipitazione a volta tengono a mala pena vivi i prati, ma non aiutano a fare produzione”.
Entro fine aprile occorrerà decidere se seminare mais, oppure, scegliere altre colture meno idrovore come il girasole, la soia o gli erbari. “Questo, tutta via, non toglie che occorrerà acquistare mais per fronteggiare il fabbisogno alimentare dei capi da allevamento” precisa Rabino. “Molti stanno tardando a seminare; solo i pochi agricoltori, con appezzamenti prossimi ai corsi d’acqua, sono in grado di irrigare il mais, ma anche per loro nessuna garanzia di raccolto soddisfacente a causa dei ridotti livelli delle acque stesse. Rispetto ai prati stabili, lo scorso anno avevamo fatto un solo taglio, contro una media di 2 tagli abbondanti e uno tardivo, e superiori per medica ed erbai. In alcune colline non si è addirittura riusciti a tagliare. Il cotico erboso muore e a tenere sono solo le malerbe a discapito di quelle più produttive e migliori per il fieno. Belli, invece, grano e orzo seminati in autunno ma, anche qui, se non piove si prevedono uno sviluppo irregolare e rese minori”.
Senza prati e coltivi sufficienti al fabbisogno alimentare, come potrà tenere la Razza Piemontese?
“Allevamento e agricoltura sono direttamente toccati dagli effetti del cambiamento climatico e, per questo, Coldiretti è in prima linea anche ai tavoli ministeriali per guidare e sollecitare i necessari interventi di correzione e di contenimento” precisa il Direttore Furia. “La Razza Piemontese è una carne di altissima eccellenza che va difesa e valorizzata per le plurime qualità che la contraddistinguono a partire dalle preziose proprietà organolettiche: ricca di Omega 3 e 6 è una carne molto magra e tenera che richiede cotture contenute; inoltre, la Razza Piemontese aiuta il territorio e rispetta l’ambiente, grazie ai pascoli che evitano il progredire dei gerbidi. Per queste ragioni, malgrado l’aggiunta nefasta politica europea del cibo sintetico coltivato in laboratorio, la carne da Razza Piemontese sopravviverà guadagnandosi rinnovati spazi là dove le scelte alimentari saranno più consapevoli e, per questo, si baseranno su qualità, filiera corta e filosofia di produzione”.
“I consumatori sono oggi molto più attenti” conferma Rabino; “per tanto, ci auguriamo che presto anche l’etichettatura conquisti rinnovati spazi in termini di trasparenza e comprensione. Nel frattempo, confidiamo che vengano adottate subitanee misure che consentano di trattenere l’acqua il più possibile”.