Anteprima nazionale al cinema Ritz di via Ospedale ad Asti per Evil Thing – Cose Cattive, l’horror del regista del Simone Gandolfo prodotto da Luca Argentero. Gandolfo e Argentero saranno presenti il 30 gennaio alle 21,15. Proprio con il regista abbiamo esplorato il dietro le quinte del film. Come nasce l’idea di “Cose Cattive”? “Dopo il successo di una serie tv in cui interpretavo uno dei protagonisti, sono passato da avere 200 a più di 4500 amici sulla mia pagina Facebook; è allora che ho scoperto che, nell’era di internet, il concetto di realtà ha perso la sua definizione ordinaria. Lo scontro tra il mondo fisico e quello virtuale genera un corto circuito che, nel migliore dei casi porta alla solitudine e nel peggiore alla follia. Dietro alla tastiera di un computer siamo protetti dall’anonimato virtuale, ma anche privati dell’istinto che scatta quando siamo “vis a vis” con un altro essere umano. La prossimità fisica ci consente di guardare una persona, annusarla e decidere con la pancia, prima ancora che col cervello, se fidarci oppure no. Tutto questo in rete non può succedere e quando l’incontro virtuale diventa fisico può avere conseguenze estreme”. Il tuo film parla di giovani, qual è la cosa che ti ha spinto a utilizzare ideali adolescenti per la tua storia? “La “ teen generation” del nuovo millennio non ha conosciuto altra modalità relazionale se non quella che passa attraverso i social network e gli smartphone: un mondo in cui in qualunque posto si può essere connessi con chiunque senza mai poterlo toccare. Negli anni ottanta si immaginava uno sviluppo “verticale” verso nuovi pianeti. La colonizzazione è invece avvenuta in linea orizzontale: i pianeti da conquistare sono diventati nuovi livelli di realtà innestati gli uni dentro gli altri. (Facebook, Twitter, Second Life, Instagram, ecc…) La storia che racconta Cose Cattive è una delle infinite possibilità generata dal corto circuito tra questi “Pianeti” e la “Terra”, una storia in cui i personaggi sono quasi reali senza essere veri e le situazioni vere senza essere accadute”. Primo lungometraggio per te, ma anche per Luca Argentero e la sua Inside… come vi siete trovati a lavorare da “esordienti” dopo tanto tempo? “Luca e io abbiamo sempre condiviso la convinzione che il merito sia un valore da anteporre a qualunque altro e che spingere le persone a sfidarsi, per superare i propri limiti, sia la chiave della buona riuscita di un progetto. In sostanza abbiamo fatto in modo che ognuno rinunciasse a dire “ il mio film” proprio perché ognuno potesse dire “il nostro film”. Questa discontinuità con il cinema tradizionale è stata anche sancita dalla struttura produttiva che ci siamo dati. Una piccola troupe (circa 15 persone) altamente motivata a dare il meglio di sé e convinta che il “viaggio” sia importante quanto la “meta”. Per questo abbiamo scelto di trasferirci per un mese in un piccolo paesino, vivere insieme ed insieme fonderci con la sua comunità: questo ci ha permesso di fare delle limitazioni di budget una virtù. Siamo entrati “morbidamente” in contatto col circostante. Normalmente il “baraccone” del cinema viene percepito come un intruso nel territorio dove si muove. Per noi è stato il contrario: siamo stati un polo di attrazione creativo e questo ci ha nutrito e sostenuto in tutte le fasi della lavorazione. Fin dai primi incontri con Luca Argentero (auguro a tutti di ritrovarselo come produttore) e Manuel Stefanolo (produttore esecutivo) è stato chiaro come la nostra volontà e la nostra esigenza fossero quelle di fare un film che raccontasse i meccanismi virtuali che coinvolgono soprattutto gli adolescenti, parlando a loro e non di loro. Debora Alessi (co-autrice del soggetto e della sceneggiatura) ed io abbiamo scelto l’horror come stile narrativo perché volevamo produrre qualcosa che potesse essere fruito da coloro di cui stavamo parlando. Debora è stata molto attenta a rispettare gli stilemi dettati dalla filmografia di genere, senza per questo rinunciare a un tocco personale, profondo e innovativo”. Classe 1980, Gandofo ha recitato per la Tv in diverse fiction tra cui La baronessa di Carini, Zodiaco, Distretto di polizia. Ha interpretato entrambi i campioni del ciclismo italiano, Fausto Coppi nel 2006 in Gino Bartali – L’intramontabile e Costante Girardengo nel 2010 in Le leggenda del bandito e del campione. Dal 2011 è nel cast della serie tv Ris Roma.