Non si placa l’ondata di cordoglio e commozione che ha investito Asti alla notizia dell’improvvisa scomparsa di Mariangela Cotto.
Tra le testimonianze più sentite quella di Federico Garrone, presidente del consiglio comunale, e delfino delle politica astigiana.
Cara Mariangela, non ero pronto, non sono pronto.
Ci siamo visti per l’ultima volta lunedì, per iniziare ad organizzare la Tua ennesima iniziativa. Eri di nuovo carica e solare, pronta alla battaglia, indomita. Semplicemente eri di nuovo Mariangela. Potrei scrivere pagine sulla Tua storia politica, su quanto hai fatto.
Ma tanti altri lo faranno meglio di me. Voglio invece ricordarTi per quello che hai rappresentato per me.
Per quel giorno di aprile 2012 in cui mi hai chiamato per offrirmi uno dei Tuoi tanti caffè.
Ero all’ultimo anno di Giurisprudenza e stavo scrivendo la tesi e Tu avevi deciso che era ora che iniziassi il mio percorso politico.
Non c’erano se, non c’erano ma.
Per Te era il momento giusto e non dovevo titubare.
In fin dei conti sei sempre stata affettuosamente testarda con me.
Ai miei dubbi, alle mie paure rispondevi decisa, a volte mettendomi davanti al fatto compiuto.
Ed è proprio così che hai fatto qualche tempo dopo quando mi ha chiamato, per dirmi che Ti eri dimessa dal Consiglio Comunale e che sarei subentrato al Tuo posto.
Nessun tentennamento, Tu credevi in me”.
Ma il Tuo essere, in fin dei conti, è racchiuso nel Tuo unico consiglio che mi hai dato quel giorno: “Parla se hai qualcosa da dire, se no fai silenzio. Ma se sai cosa dire non aver timore e difendi il tuo pensiero fino alla fine”.
Ecco, in questo parole ci sei Tu.
Caparbia, determinata.
Se avevi preso un impegno non Ti arrendevi mai.
Goccia dopo goccia scavavi la roccia e raggiungevi il Tuo obiettivo.
È così che dal piccolo paese, la Tua San Marzanotto, sei andata lontana, hai girato il mondo.
Pronta ad aiutare gli ultimi e attenta ai bisogni di tutti.
Sempre con il sorriso e l’ironia, Tua arma vincente per sdrammatizzare i momenti di tensione.
Ricordo i giorni della pandemia, in cui eri preoccupata per gli anziani a casa da soli.
Ricordo le Tue battaglie per la parità di genere, quella vera, quella che Tu stessa avevi dovuto sudare.
Ricordo la capacità di ripartire sempre e di non demoralizzarsi mai.
“Ci lavoriamo Federico” era il Tuo modo per dirmi che non era ancora finita.
Invece, ora, mi toccherà lavorarci da solo.
Avevi ancora mille idee da realizzare.
Sempre con un occhio a San Marzanotto, a casa Tua.
Mi hai insegnato l’amore per le proprie radici e come questo non debba essere un limite, ma la forza che ci sorregge per fare grandi cose.
Non si può avere paura di volare, ma non bisogna mai dimenticare la strada per casa.
Tu sei questa Mariangela.
Lo sei stata per me, per San Marzanotto, per Asti, per i Tuoi cari e le Tue amate nipoti.
Lasci un vuoto enorme, quello che solo i Grandi possono lasciare.
Ma lasci sopratutto una via su cui, ora, sta a noi continuare a camminare.
Con la Tua calma, la Tua serenità, la Tua caparbietà.
Perché goccia dopo goccia si sgretoli il muro delle ingiustizie sociali che Tu, tante volte, hai picconato.
Ciao Mariangela.
Grazie.
Federico