Sull’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulla professione giornalistica e sul sistema dell’informazione, non esistono a oggi posizioni ufficiali prese della categoria.
Insieme al presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte Stefano Tallia abbiamo analizzato rischi e opportunità legati all’utilizzo degli strumenti dell’Intelligenza Artificiale applicati al giornalismo.
“Questa riflessione – dice Tallia – è stata avviata già da qualche tempo in seno all’Ordine dei Giornalisti e nel sindacato. L’utilizzo dell’I.A. infatti può portare a diverse ricadute di natura professionale, deontologica e anche sindacale nel nostro settore”.
Quali sono i principali profili di rischio a suo avviso?
“La riflessione si avvita principalmente sul grande timore che l’I.A. possa portare via posti di lavoro, nel giornalismo come in altri settori professionali. Un rischio che non va sottovalutato. Io credo però, che prima di questa preoccupazione, ci dovremmo porre una domanda più grande, generale, che riguarda la tenuta della nostra democrazia. Le faccio un esempio: la foto che sta girando su internet in questi giorni, della Tour Eiffel sullo sfondo e decine di balle di fieno che occupano Parigi, con tanto di trattori parcheggiati. Moltissimi hanno creduto che quella foto fosse vera, l’hanno condivisa, tanto da farle fare il giro del web. Ma si tratta di un’immagine creata attraverso un software di intelligenza artificiale (e condivisa su Instagram da un account chiamato “The Trillionaire Life” la settimana scorsa, con la specificazione che l’immagine è stata creata dall’intelligenza artificiale, ndr). Questa cosa ci pone un problema di regolamentazione: per evitare questa deriva, per non trovarci in una società virtuale dove la post verità prende il sopravvento e non esistono parametri di discernimento”.
Una regolamentazione impedirebbe questi effetti distorsivi e di conseguenza questa deriva a suo avviso?
“Nessuna innovazione è stata fermata dai divieti, perché la dinamica della storia è più forte. Ma deve entrare una regola a imporre che prodotti realizzati in tutto o in parte con l’I.A., siano essi immagini, testi, video, siano esplicitamente dichiarati come tali. È fondamentale e indispensabile per segnare un solco. Non solo per difendere dei posti di lavoro, ma la democrazia stessa”.
Questa specificazione a cosa potrebbe servire?
“Sarebbe un campanello di allarme che avverte il fruitore. Altrimenti si rischia di abbassare ulteriormente gli anticorpi che ci difendono dalle “fake news”. Io sono laureato in Geografia, ho bisogno di orientarmi, amo le mappe. Oggi abbiamo perso la capacità di orientarci. C’è un navigatore che lo fa per noi. Comodo, certo, ma significa perdere quella competenza, smettere di allenare il cervello a quel genere di conoscenza. Provi a immaginare gli effetti dell’I.A. sulla scrittura: i software comporranno testi sempre più raffinati, progressivamente si perderà la capacità di scrivere, che è anche quella di leggere. La capacità di ordinare il pensiero. Ma non voglio sembrare apocalittico”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 9 febbraio 2024
Marianna Natale