Maurizio Molinari, direttore del quotidiano la Repubblica inaugurerà domenica 2 giugno alle 11 al Palco 19 la XXI edizione di Passepartout.
Il suo intervento si intitola “Nuovi confini estremi”: quali sono i confini di cui parlerà?
“Parlerò di quei confini che evidenziano un ritorno prepotente della geografia. Laddove la politica diventa fluida, i confini imprecisi dei territori tornano a svolgere un ruolo fondamentale nell’assetto mondiale. Proprio i confini geografici diventano una fondamentale chiave di lettura per comprendere i tempi che stiamo vivendo, dando il giusto rilievo a ciò che sta succedendo nel mondo”.
In merito ai confini geografici, il mondo è colpito da due guerre terribili, che peraltro non sono le uniche. Quando arriverà un segnale di ritorno allo Stato di diritto?
“Non arriverà. I conflitti hanno per protagonisti degli attori che non hanno interesse a concluderli. A differenza della stagione delle guerre mondiali di inizio secondo, quando vi era la volontà di trovare un accordo e un compromesso tra le parti, ora non è più così. La Russia ha un ruolo preminente e non ha il minimo interesse a concludere i conflitti. E’ protagonista in Europa, in Medio Oriente, nei Balcani, in Nord Africa, con l’obiettivo di fomentare le ostilità per indebolire i confini dell’Occidente. L’Occidente dal canto suo utilizza strumenti tradizionali, cercando di affrontare la guerra in Ucraina come aveva fatto con quella in Corea, avvicinandosi al Medio Oriente secondo i principi degli accordi di Oslo. Ma queste formule presuppongono che ci sia la volontà delle parti a placare i conflitti. Cosa che non c’è: Putin ha l’interesse a tenerli aperti e moltiplicarli”.
In merito all’attentato in Slovacchia, lei ha scritto su Instagram che l’Europa è attraversata da una fase di violenze molto diverse, a pochi giorni dalle votazioni europee, le più tese da un punto di vista della sicurezza. Che portata avranno queste elezioni?
“In queste elezioni la posta in palio è rappresentata dal futuro delle istituzioni europee. Da una parte c’è chi è a favore di una Europa sovrana, con istituzioni maggiormente integrate e il voto a maggioranza. Dall’altra c’è chi vorrebbe un’Europa indebolita per restituire maggiori competenze agli Stati nazionali. Si tratta di un bivio cristallino, molto evidente. Io credo sia necessario puntare su un’Europa più sovrana, che continui il percorso iniziato con il Manifesto di Ventotene; un’Europa più agile e snella, più veloce nelle decisioni grazie al voto a maggioranza. Un’Europa più autonoma”.
Laura Avidano