Sono state consegnate a fine giugno le borse di studio promosse dal Progetto Culturale della Diocesi di Asti in collaborazione con il Polo Universitario Asti Studi Superiori Rita Levi Montalcini di Asti.
Parliamo degli “incentivi” in denaro destinati a studentesse e studenti che non sono ancora laureati, ma si accingono a scegliere la tesi conclusive del loro percorsi di studi per favorire concretamente il percorso di ricerca volto alla redazione della loro trattazione scientifica.
Da qualche anno oltre alle tradizionali cinque borse se ne aggiunge una dedicata a un uomo della cultura cittadina. Quest’anno, a differenza del passato, questo incentivo si è frazionato in due, del valore di 1000 euro per premiare progetti di ricerca che valorizzano la figura di don Alessandro Quaglia, architetto e professore, profondo conoscitore della storia dell’arte, attento ai segni dei tempi, alla vita dei giovani, dei poveri, degli anziani. Per finanziare queste due borse è stato fondamentale il contributo della comunità di Cerro Tanaro, paese d’adozione di don Quaglia.
E proprio per sottolineare il prezioso contributo della comunità di Cerro per finanziare le borse di studio verrà presentato, in paese, il progetto “generativo” del bando, nonché le due borse di studio in memoria di don Sandro con una cerimonia che si terrà nel circolo Acli di via Vittorio Emanuele 11.
L’appuntamento è per sabato alle 10. La giornata comincerà con la messa, poi verrà ricordato don Quaglia, scomparso a 94 anni, il 25 luglio 2018. Porteranno la propria testimonianza di vocazione al sacerdozio don Luigi Binello, parroco di Cerro Tanaro e padre Luigi Testa, attuale parroco di San Paolo e San Martino ma originario proprio del paese.
Le tesi che, si richiamano alla sensibilità culturale e artistica di don Quaglia, sono “Ricostruzione del catalogo dei dipinti del pittore Bartolomeo Pelizza nelle chiese astigiane” di Martina Roasio e “Insediamento dei Francescani conventuali ad Asti: fonti e opere per ricostruire la storia e l’assetto decorativo degli edifici” di Irene Trione.