Ezio Claudio Pia è il più importante medievista astigiano. Allievo di Renato Bordone, è stato tra gli organizzatori del primo Festival del Medio Evo Astese, che tanti riscontri positivi ha ricevuto, oltre a una notevole affluenza di pubblico. La storia dunque può servire anche da volano turistico soprattutto se si ha la fortuna di vivere in una città che proprio in epoca medievale ha raggiunto il suo massimo splendore. Un periodo storico che va riscoperto anche attraverso gli studi compiuti dal professor Pia che in questa intervista spiega perché Asti aveva assunto un ruolo così importante grazie ai suoi mercanti che avrebbero poi assunto il ruolo di banchieri.

Per quale motivo Asti assume un ruolo sempre più nevralgico nell’economia subalpina?

“Asti aveva una sua centralità sin dall’epoca romana. Era già allora un ingresso importante nelle vie di comunicazione. Era molto comodo arrivare ad Asti. Nel Primo Medioevo si  suppone che vicino all’attuale stazione ci fosse un porto tra la confluenza del Tanaro e del Borbore”.

Asti ha mantenuto una sua importanza dopo la caduta dell’Impero Romano?

“Sì, perché si creano delle stirpi longobarde importanti: ad esempio la dinastia di Teodolinda è imparentata ad esempio con i duchi di Asti. Quelli che chiamiamo longobardi sono in realtà delle commistioni di popoli. Noi ad esempio abbiamo le stirpi alcune tra le più importanti: quella dei bavaresi, che erano anche cattolici e a cui apparteneva Teodolinda. L’invasione successiva fu quella dei franchi con le stirpi alamanne: sono le élite dei grandi guerrieri”.

Come si accresce il potere della città?

“L’attività politica della città fu di alto livello. Anzitutto c’erano delle risorse economiche che consentivano di usarle come strumenti di trattativa, consolidando altre alleanze”.

L’intervista completa e altri approfondimenti sul Festival del Medioevo Astese sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 27 settembre 2024

Enzo Armando