Non ci sono speranze per la sopravvivenza della Casa di riposo “Venanzio Santanera”: è quanto emerso dal tavolo di lavoro che si è tenuto questa mattina, in Municipio, a Villafranca. 

Su invito del sindaco Anna Macchia sono intervenuti il commissario straordinario Pietro Endrizzi, il presidente della Pro Infantia Stefano Guslandi, i consiglieri regionali Sergio Ebarnabo e Fabio Isnardi, i rappresentanti sindacali Luca Quagliotti (Cgil, con Arianna Franco e Fabrizio Parise), Ferdinando Ferrigno (Uil). Ampia la presenza dei sindaci, o loro delegati, della Valtriversa (Baldichieri, Cantarana, Cortandone, Maretto, Monale, San Paolo Solbrito). Ha partecipato ai lavori anche Maura Robba, direttore del Cogesa, già intervenuta nel precedente incontro tecnico di martedì, sempre in Municipio, insieme all’Asl AT. 

Amara la conclusione dopo due ore mezza di confronto: a decidere le sorti della casa di riposo privata è il pesante debito, collegato alle gestioni succedutesi fino al 2021, che nessuna cooperativa o gruppo imprenditoriale è disposto ad accollarsi per far ripartire la struttura. “Ancora negli ultimi giorni ho messo in contatto con il commissario Endrizzi gli interlocutori che si sono fatti avanti” ha spiegato il sindaco Anna Macchia. 

Endrizzi: “Ho parlato con loro, c’è chi ha preso tempo: alcuni devono ancora rispondere, in questi due anni mi sono sentito dire la stessa cosa da almeno una quindicina di interlocutori. La complessità della situazione scoraggia”. Sul debito di un milione e mezzo e la necessità di un’iniezione immediata, come definita da Endrizzi, di almeno 400 mila euro si sono arenate le buone intenzioni dei potenziali soggetti interessati. Non ci sarà dunque alcun piano di rientro in alternativa alla chiusura: condizioni delineate dalla Regione in funzione del mandato attribuito al commissario. 

I sindaci, che hanno chiesto chiarimenti sulle cause che hanno determinato il corposo disavanzo, si sono soffermati sull’importanza che la “Venanzio Santanera” ha sempre rappresentato per soddisfare le necessità di accoglienza degli anziani della Valtriversa. Una ferita aperta ora. 

Fatti i calcoli, la raccolta fondi auspicata una settimana fa da Endrizzi, con il coinvolgimento degli imprenditori locali e della cittadinanza, non arriverebbe ai 100 mila dei 400 mila euro ritenuti indispensabili per non chiudere. Spine nel fianco, il credito vantato dalla cooperativa Kcs (900 mila euro, con ipotesi di transazione con la “Venanzio Santanera” avanti al giudice) e il mutuo ancora da pagare alla Banca di Asti (600 mila euro) per l’acquisto del vicino immobile che avrebbe dovuto portare all’ampliamento dei posti letto ma i cui lavori non sono mai iniziati.   

I posti letto occupati, intanto, sono scesi negli ultimi giorni da 39 a 37. Il problema della ricollocazione potrebbe riguardare, in particolare, 24 ospiti, tolti i posti che riuscirebbero a coprire direttamente Cogesa e Asl AT. “Almeno su questo aspetto c’è uno spiraglio – indica Anna Macchia – Ci sono, infatti, buone probabilità di collocare i 24 anziani in un’unica casa di riposo dell’Astigiano: possibilità che, la prossima settimana, verificheremo col commissario e il presidente di Pro Infantia. Contatti sono già in corso, il tempo è prezioso”. 

Andrebbe di pari passo la ricollocazione del personale: 18 addetti, con cui oggi pomeriggio si è incontrato Guslandi, che ha già avviato la procedura di licenziamento collettivo, sospendendola poi fino al 30 novembre su richiesta del sindaco Macchia durante il recente incontro pubblico. 

Mesta la chiusura dei lavori nella Sala consiliare: “L’obiettivo del Comune – ricorda il primo cittadino – era aprire un centro di aggregazione per anziani alla casa di riposo, lo avevamo scritto anche nel programma elettorale di giugno: presto ci troveremo, invece, con un edificio vuoto”.