Luca Mercalli, giornalista scientifico, presidente della Società meteorologica italiana, è uno dei massimi esperti nel panorama nazionale e internazionale di meteorologia e climatologia. Con lui ricordiamo l’alluvione del 1994 e facciamo un confronto con l’attuale situazione meteorologica del nostro Paese.

Ad Asti ricorrono i 30 anni dall’alluvione che colpì la città nel 1994. All’epoca si aveva l’impressione che quei fenomeni fossero tragedie straordinarie, isolate e accidentali. Oggi sembrano all’ordine del giorno. E’ così?

“Assolutamente no. Alluvioni ce ne sono sempre state. Solo guardando al Novecento, si possono ricordare quella nel Polesine del 1951, a Firenze nel 1966, in Valtellina nel 1987. Non erano novità allora, non sono novità oggi. L’alluvione del 1994 ad Asti colpì particolarmente perché possiamo considerarla l’ultima “non tecnologica”, avvenuta in assenza di internet. Il problema all’epoca fu la comunicazione rallentata: avveniva ancora solo attraverso vie burocratiche e ufficiali. Nel 1994 il problema più grande fu che il fax dell’allerta meteo inviato agli uffici della prefettura arrivò quando erano già chiusi, quindi quando venne letto il danno era fatto e ci fu il dramma dei 70 morti. Ma quella alluvione segnò lo spartiacque: da lì in avanti vennero migliorati i servizi della protezione civile e della comunicazione, si strutturarono meglio i servizi e si perfezionò il modo per fronteggiare le calamità”. 

Oggi la situazione è diversa da allora?

“L’Italia continua a essere martellata da fenomeni importanti. Negli ultimi vent’anni sono state numerose le alluvioni che hanno colpito la penisola, ma ci hanno trovati più pronti. Le allerte rosse sono ben divulgate; internet e altri strumenti sicuramente hanno aiutato in questo. Il radar delle piogge promosso da Arpa Piemonte, accessibile a tutti tramite cellulare, permette di vedere dove e a quale intensità si verificano i fenomeni, in modo da tenersi preparati in caso di pericolo. Quello che è successo a Valencia in questi giorni è davvero incredibile. E’ vero che alcuni testimoni hanno detto che in centro città non pioveva neanche, ma era ben visibile che a pochi chilometri di distanza si stava scatenando un temporale incredibile. Nell’ultimo anno e mezzo in Romagna ci sono state quattro alluvioni di grande portata, ma grazie all’allerta rossa ben divulgata si è riusciti a fronteggiarle al meglio. E’ chiaro che il rischio zero non esiste, ma con certe strategie si riesce ad affrontare le calamità nel modo migliore possibile”.  

Che differenza c’è tra i fenomeni atmosferici di un tempo e quelli di oggi?

“Oggi i fenomeni sono più frequenti e di più grande intensità. Questo è dovuto all’innalzamento della temperatura dei mari a causa dei cambiamenti climatici che rendono le estati così torride. Il calore fa evaporare più acqua dal mare, che arriva nel cielo in grande quantità sottoforma di vapore acqueo, ricadendo poi sulla terra attraverso piogge sempre più abbondanti, intense e devastanti”.

L’intervista completa e altri approfondimenti sui 30 anni dall’alluvione del ’94 sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 8 novembre 2024.

Laura Avidano