Spumanti tarocchi, “vino” dealcolato e fondi per la ricerca. Questi, alcuni degli argomenti trattati settimana scorsa a Torino, in occasione della Consulta vitivinicola piemontese, che ha visto l’intervento di Monica Monticone, membro di giunta Coldiretti Piemonte con delega territoriale al settore vitivinicolo, nonché Presidente Coldiretti Asti.
“Fin da subito” ha spiegato la Monticone, “abbiamo richiamato l’attenzione sui prodotti tarocchi che si agganciano all’italian sounding. Mi riferisco, tra le altre, alla produzione di bevande vendute, soprattutto negli States, con nomi che evocano i nostri territori e vitigni, ma che niente hanno a che fare con i nostri spumanti; bevande che sfruttano gli stessi nostri formati di bottiglie e di packaging, pur trattandosi soluzioni tipo spumanti aromatizzati, prodotti con l’aggiunta di aromi, edulcoranti, coloranti, CO2 artificiale e alcool. Molte sostanze utilizzate, vietate nei vini di bandiera, conferiscono gusti fruttati originando descrittori molto diversi da quelli delle eccellenze enoiche italiane e piemontesi”.
Un’altra nota dolente discussa durante la Consulta ha riguardato i “vini” dealcolati (il virgolettato è d’obbligo, in quanto, ad oggi, non esistono vini privi di alcol), i cui processi di produzione si discostano completamente da quelli della tradizione enologica, giunta nel Bel Paese oltre 8mila anni fa. “Ciò che sta a cuore a Coldiretti è che queste potenziali versioni del vino, mai arrivino ad essere assimilate a do o igt” ha sottolineato la Monticone.
Tra i punti attenzionati, poi, quello riferito alle nuove tecnologie per digitalizzare il comparto, che configurano professionalità/opportunità di nuova generazione come, tra gli altri, i dronisti e gli installatori di centraline collegate a sensori in vigna, il tutto, per monitorare, rilevare quote/parametri e intervenire al momento giusto in ambito fitosanitario/irriguo e non solo.
Infine, tra le opportunità di nuova frontiera, le Tecnologie ad Evoluzione Assistita (TEA) applicate alla viticoltura, particolarmente utili per fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici e per salvaguardare varietà di vitigni a rischio di malattie, concorrendo di concerto alla riduzione di fitofarmaci in vigna.
Le TEA si basano sulla Cisgenesi e sulla correzione/riscrittura del genoma (Genome editing), studio di cui l’Italia detiene il primato per ricerca e per pubblicazioni scientifiche, cercando di imitare, almeno nel risultato finale, ciò che in natura può avvenire spontaneamente. In particolare, la Cisgenesi trasferisce geni all’interno delle stesse specie o tra specie strettamente imparentate tra loro, mentre col Genoma editing si interviene andando ad imitare una delle possibili mutazioni che avvengono in natura, quindi, con la rottura della catena a doppio filamento del DNA (nda).
Al momento in Italia non è consentita la sperimentazione in campo, ma il Parlamento si è espresso a favore per poterla praticare, con l’intento di allineare al normativa ai progressi della scienza. Le prospettive sono, dunque, positive anche in termini di salvaguardia e di aumento della biodiversità e, di questo, Coldiretti si sta facendo portavoce presso il Ministero.
“Il vino rappresenta un prezioso e prestigioso patrimonio del Made in Italy, anche, dal punto di vista occupazionale” conclude il Direttore Coldiretti Asti Giovanni Rosso. “Inoltre, il comparto sta riservando attenzioni crescenti alle politiche di ambientale ed economica, con 4500 ettari coltivati a biologico in Piemonte, politiche di marketing e di enoturismo esperienziale, che rendono i winelovers sempre più consapevoli, informati e protagonisti di esperienze immersive a tutto tondo”.