Di “Welfare, corruzione e mafie” si è discusso mercoledì 6 novembre alla sala Congressi della Fondazione Goria con un folto pubblico di docenti, studenti, cittadini , rappresentanti delle forze dell’ordine. 

     Antonio Nicaso,  storico delle organizzazioni criminali, in collegamento dalla Queen’s University di Kingston, ha delineato la forza economica delle mafie a livello globale, fondata ancora in gran parte sul traffico internazionale della droga. Grazie al riciclaggio dei proventi del narcotraffico le mafie riescono a  inserirsi nel mercato finanziario, sfruttando sempre di più le opportunità offerte dalle piattaforme digitali. Un  contrasto efficace richiederebbe l’uso di tecnologie avanzate e una maggiore cooperazione tra gli apparati investigativi dei vari Stati. Si assiste invece ad un abbassamento della guardia, a un processo di “normalizzazione” delle attività mafiose. Meno visibili perché sparano meno, percepite come meno pericolose, le mafie riescono a mimetizzarsi più facilmente nell’economia di mercato operando soprattutto attraverso la corruzione. 

   Opacità,corruzione, infiltrazioni mafiose pervadono anche il Servizio sanitario nazionale.  Nerina Dirindin, docente di Economia e Organizzazione dei sistemi di Welfare dell’Università di Torino, sottolinea però che la  prima forma di illegalità sta  nella mancata tutela del diritto alla salute, in quanto diritto previsto dalla nostra Costituzione. Dobbiamo essere custodi della  Costituzione e del Welfare che su di essa si fonda , salvaguardare il sistema tributario basato sulla progressività, combattere l’evasione fiscale che sottrae risorse ai servizi indispensabili, non accettare che l’assistenza sanitaria sia considerata un’industria.

    Cosa possono fare i cittadini per salvaguardare il bene comune, per vigilare sui processi decisionali delle istituzioni? La risposta ci viene da Leonardo Ferrante, uno degli ideatori della “Scuola Common” promossa da Libera e Gruppo Abele, che ha l’obiettivo di attivare i cittadini sui temi della trasparenza, dell’anticorruzione e del monitoraggio civico. Una forma diffusa di controllo è possibile grazie all’accessibilità totale alle informazioni pubbliche, già prevista dalla legge anticorruzione del 2016. Bisogna solo documentarsi e conoscere le procedure che consentono l’ accesso ai dati e alle informazioni della Pubblica Amministrazione. 

  In  conclusione Marco Panzarella, giornalista de lavialibera che ha moderato l’incontro, ci ricorda che  negli ultimi decenni le crescenti disuguaglianze sociali si sono accompagnate a crescenti carenze dell’azione pubblica. L’assenza del welfare statale, in particolare in alcune zone del Centro-Sud,  tende ad essere colmata dalla criminalità organizzata. Fenomeno chiamato impropriamente “welfare mafioso” che diventa un ulteriore strumento di controllo del territorio da parte delle mafie. 

  La violazione del diritto al lavoro e della sua tutela sarà  il tema del secondo incontro del 13 novembre dal titolo  Lavoro nero, caporalato e nuove schiavitù” . Tra i relatori Marco Omizzolo, docente di sociologia all’università La Sapienza di Roma, responsabile scientifico della cooperativa In Migrazione. Ha pubblicato per Feltrinelli “Sotto padrone. Uomini, donne e caporali nell’agromafia italiana” .