A un anno dalla morte di Giulia Cecchettin, dalle fiaccolate, dai cortei, dagli slogan virali, dal grido di rabbia di tutte le piazze italiane, le istituzioni non hanno risposto a nessuna delle misure richieste dai movimenti femministi. Anche per questo, per dare voce a chi non ce l’ha più e per protestare contro l’assenza dello Stato, alle 18 di lunedì 25 novembre la marea rosa scenderà di nuovo in strada in un corteo organizzato dal movimento “Non una di meno”. Il percorso ricalcherà quello dello scorso anno (quando ad Asti scesero in strada 1500 persone) snodandosi da via Cavour angolo piazza Marconi terminando in piazza San Secondo. “Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e di genere, non deve essere l’occasione per le istituzioni di farsi belle con discorsi retorici e inaugurazioni di panchine rosse – dichiarano dalla sezione astigiana del movimento –. Il 25 novembre è un momento di lotta e di rivendicazione per tutte quelle soggettività che non possono più parlare”.

Secondo i dati aggiornati all’8 novembre, nel 2024 l’Osservatorio nazionale di “Non una di meno” ha registrato 104 vittime di violenza di genere e patriarcale (un caso ogni tre giorni). Tra questi, i femminicidi che si sarebbero potuti evitare in quanto la vittima aveva denunciato il persecutore “sono di responsabilità di uno Stato che parla di sicurezza solo a fini propagandistici e non si occupa della prevenzione”. “Non una di meno Asti” ha promosso una raccolta di segnalazioni di violenza in forma anonima denominata “Sorell3 io ti credo” affinché qualunque persona vittima di “atti persecutori, stalking, umiliazioni e altre forme di violenza sappia di essere da noi creduta, accolta e protetta”. In due settimane sono arrivate oltre 120 risposte, il 92% delle quali appartenenti al genere femminile. Il bilancio complessivo parla di 18 casi di violenza fisica, 28 di violenza sessuale tra stupri e atti sessuali non consensuali, 47 di palpeggiamenti. Il 24% delle persone ha subito stalking, il 47% violenza psicologica, verbale o economica da un partner, ma le percentuali si impennano fino al 61% quando si parla di molestie. Numeri imponenti, dati che indicano come “la violenza di genere sia un problema sistemico che riguarda tutti al di là di classe, etnia e condizione sociale”.

Alla luce di questo quadro, “Non una di meno” rinnova le richieste già presentate lo scorso anno a cominciare dall’introduzione di programmi di educazione sessuo-affettiva, relazionale e al consenso in ogni istituto scolastico fin dalle scuole dell’infanzia. Servono poi nuove case provvisorie di accoglienza per le donne vittime di violenza e per i loro figli, oltre a finanziamenti più significativi alle associazioni laiche che se ne occupano. Sui luoghi di lavoro è necessaria una maggiore rete di tutela per permettere di segnalare atti molesti e denunciare in totale sicurezza senza temere attacchi da governo e sindacati. Allo stesso modo, il movimento sottolinea l’esigenza di una continua formazione delle istituzioni pubbliche (specialmente quelle scolastiche e le forze dell’ordine) per non sottovalutare i fatti di violenza. “Per queste ragioni scenderemo per le strade di Asti – conclude il collettivo –. Perché non deve esserci una vittima di violenza di genere in più”.

Alberto Gallo