Tutti insieme ad assistere al Festival della canzone italiana. Sabato 15 febbraio, a partire dalle 20.30, ci sarà un nuovo evento in Sala Pastrone: “Ci vediamo (a) Sanremo”! Sarà un’ottima occasione per seguire e commentare la finale dell’edizione 2025 del festival della canzone italiana. L’evento è organizzato dall’ Assessore alla Cultura del Comune di Asti Paride Candelaresi in collaborazione con Riccardo Costa, il responsabile del circolo Vertigo.
Ne parliamo direttamente con l’assessore per illustrarci l’iniziativa.

Da che cosa nasce l’idea del festival di Sanremo in Sala Pastrone?
“Lo scorso anno stavo guardando in casa la finale con amici. Come siamo soliti fare da anni commentavamo i look, le canzoni. Tutti noi ricevevamo in quel momento messaggi da altri amici, ed erano sempre dello stesso tenore: ‘Ma hai sentito che stecca? Ma poi con quell’abito sta malissimo, non trovi? Mamma mia, che brava lei, che disastro lui’. E così via. Mi sono reso conto in quel momento che il Festival è un evento ricorrente che fa sempre discutere e aggrega. Dunque ho pensato che sarebbe stato bello vederlo tutti insieme in una sala e, viceversa, non stare in comunicazione con gli altri solo attraverso i social”.

Come sarà organizzata la serata? Ci sarà un filo conduttore?
“La serata non ha volutamente un’organizzazione vera e propria. Ci saremo io e Chiara Buratti a riempire gli spazi vuoti (ma non credo ce ne saranno). L’idea è quella di chiacchierare e commentare in diretta ciò che accade, come fossimo tutti un gruppo di amici. Sui social addirittura va di moda una pratica detta “live commentary”, cioè l’azione di collegarsi con i propri amici e follower da casa e raccontare in diretta ciò che accade. L’idea di “Vediamo (a) Sanremo” è di farlo dal vivo, guardandosi negli occhi e bevendo qualcosa. Tutti potranno intervenire. Insomma, sarà una piccola, grande festa”.

Quali sono, secondo lei, gli elementi che accomunano il festival di oggi con quelli di 50 anni fa? La musica è ancora l’elemento preponderante?
“Il Festival, nel tempo, si è evoluto, così come i mezzi di comunicazione e le piattaforme con cui lo seguiamo. Uno degli elementi comuni è di certo una dimensione popolare che da sempre Sanremo porta con sé. Anzitutto le canzoni: per quanto siano cambiate nel tempo e gli stili siano differenti, sono ancora loro le protagoniste assolute. E poi ci sono i personaggi, i loro vestiti, le polemiche e le loro performance sul palco: tutto fa parte del grande e meraviglioso gioco di Sanremo. E poi il Festival piace a tante generazioni diverse, forse oggi più che qualche tempo fa. Il cambio di direzione degli ultimi anni ha contribuito a coinvolgere tutta la platea della generazione Z. Certo, a volte, mi fa venire una grande nostalgia ricordare che da Sanremo sono usciti artisti come Vasco Rossi, Alice, Giuni Russo, Eros Ramazzotti. Però è anche giusto portare artisti nuovi per le generazioni di oggi. Negli anni ‘90, ad esempio, da ragazzino impazzii quando vidi i Soerba e i Subsonica, o MIkimix, Lisa e i Bluvertigo. Per me, all’epoca, erano dei miti, per mia mamma no. Il festival fa questo: genera confronto e discussione. E lo fa da sempre”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 7 febbraio 2025

Massimo Allario