Mobilità umana più che migrazione. Perché anche il linguaggio e le parole sono importanti nel delineare una tematiche e il rischio è di farla virare a fenomeno preoccupante ed emergenziale.
E’ quello che emerge dalla presentazione del XXXIII rapporto immigrazione di Migrantes e Caritas dal titolo “Popoli in cammino ,curato da Simone Varisco che è stato presentato lunedì nella sede del Cpia, un luogo non certo scelto a caso visto che l’istituto di istruzione per adulti accoglie fra i suoi studenti un centinaio di nazionalità come ha sottolineato il dirigente Davide Bosso ed è una scuola che “ci parla di una società che guarda al futuro con mente aperta”, per dirla con le parole di Paolo Maccario, referente dell’Ufficio Pastorale Migranti della diocesi di Asti.
Il rapporto è una fotografia che tocca tutte le tematiche della vita quotidiana, dal lavoro alla saluta, passando per gli aspetti economico finanziaria, della comunicazione e della fede. Un analisi che partendo dai numeri, scandaglia ,quindi, il momento in un contesto in cui le immigrazioni sono fenomeni globali.
“E’ un fenomeno che coinvolge globalmente il mondo con una mobilità principalmente interna ai continenti”, spiega Varisco.
Basti pensare che l’Europa è il continente più toccato sia dall’immigrazione che dall’emigrazione, ma che il 70% della migrazione nel nostro Continente rimane interna all’Europa stessa.
Sono, invece, 281 milioni le persone che vanno fuori dal loro paese d’origine, 117 milioni delle quali sono migranti forzati (che si allontanano cioè dal proprio paese per guerre e contingenze dettate dai cambiamenti climatici). Più alto invece il numero di migranti che si sposta per motivi di lavoro (164 milioni di persone)
“In Italia ci sono 253 mila stranieri, il 9% della popolazione totale – aggiunge Varisco -. Nel 2024 sono saliti di 112 mila rispetto al 2023. Per la maggior parte sono romeni (21%9, albanesi (8,1%9 e marocchini (8%), ma sono in aumento anche le popolazioni che arrivano dal Sud Est Asiatico. Queste migrazioni sono dettate soprattutto dai ricongiungimenti familiari e questo significa avere più presenza di donne e bambini. Ma in Italia dobbiamo guardare anche a 7,3 milioni di persone che hanno un background culturale (figli di coppie miste, persone sposate con stranieri, solo per fare qualche esempio). E’ però vero che molti ragazzi al compimento dei 18 anni, proprio come i nostri giovani italiani, scelgono di lasciare il Bel Paese”.
Ma dobbiamo sfatare il falso mito dell’invasione. La popolazione di residenti di cittadinanza non italiana, infatti, è tendenzialmente stabile. I dati del 2024 parlano di 5,2 milioni, 5,1 nel 2023 e 4,9 nel 2018. “Dal 2014 al 2017 il dato è sempre stato fermo a 4,8 milioni di persone – ha precisato Varisco –. Noi non facciamo politica, il nostro lavoro è quello di restituire un quadro oggettivo, ma posso dire che la legge sull’acquisizione della cittadinanza è ferma al 1992 e da allora, in 33 anni, sono passati governi di ogni colore e la situazione non è cambiata. I numeri dimostrano quindi che non c’è nessuna invasione. Nel 2015 gli stranieri in Italia erano 4,8 milioni e nel 2025 5,2”.
Ulteriori approfondimenti sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 21 febbraio 2025