Paolo Sirotto, noto anche come Paulin Sirot, è il presidente dell’associazione “Arte ci pare”. Da sempre si impegna a valorizzare la lingua, le tradizioni e la cultura del Piemonte, sostenendo scrittori, attori e cantautori che vivono in questo contesto, spesso affrontando grandi sacrifici e ricevendo poche gratificazioni. Ha concluso il 2024 con una nuova pubblicazione, “L’Insultario Piemontese–Italiano” (Editoriale Programma, 7,90 euro), un dizionarietto che per lui rappresenta una rinascita personale e ci auguriamo che sia il viatico per tante altre iniziative interessanti.

Da dove è nata l’idea dell’Insultario?

“L’idea dell’Insultario nasce da Angelo Pastrello e Maria Letizia Pivato, rispettivamente editore (Editoriale Programma di Treviso) e autrice dell’Insultario Veneto. Da una cosa nata quasi per gioco, è scaturito un successo, nel Natale 2023, talmente eclatante e incredibile da averlo addirittura portato in televisione, in prima serata, alla trasmissione di Massimo Gramellini “In altre parole”, introdotto da Saverio Raimondo che è noto per il suo umorismo piuttosto caustico e quindi ha pensato bene di farlo conoscere a livello nazionale su La7. Da lì è partita la curiosità di vedere se nelle altre lingue regionali avrebbe avuto lo stesso effetto sul pubblico ed ecco che è nata questa collana. A oggi sono usciti quello Genovese, quello Napoletano e il mio in Piemontese”.

Può sembrare un libro leggero e divertente ma è anche una ricerca sull’etimologia delle parole. Insomma un piccolo vocabolario. 

“Certamente sì. All’inizio, quando ho inviato la prima stesura di verifica alla casa editrice, in effetti non avevo pensato di aggiungere anche le radici delle parole. Sono stati proprio Angelo e Maria Letizia a farmene espressa richiesta. Nemmeno a farlo apposta, dalla scorsa estate con un amico stavamo (e stiamo) affrontando l’opera omnia di Angelo Brofferio per un lavoro che stiamo portando avanti su YouTube (dove Davide Cantino si occupa della parte storica e io di quella linguistica), per cui ero già avvezzo a ricerche di questo tipo. Ma è stato davvero affascinante sfogliare il “Gran Dizionario Piemontese Italiano” di Vittorio di Sant’Albino (vocabolario storico del 1859 che tanti anni fa mi aveva regalato un amico piemontesista, nella ristampa anastatica dell’Artistica di Savigliano), il ‘Dal Pozzo’ (‘Glossario Etimologico Piemontese’, edito a Torino nel 1888) e il ‘Levi’ (‘Dizionario Etimologico del Dialetto Piemontese’, 1927), questi ultimi due scaricabili gratuitamente dal web, grazie rispettivamente all’Università di Torino  e al sito archive.org. Altrettanto fondamentale, dal punto di vista etimologico, è “Ël Neuv Gribàud – Dissionari Piemontèis”, opera di Gianfranco Gribaudo e pubblicato da Daniela Piazza. Così come non si può dimenticare, naturalmente, il “Vocabolario Italiano-Piemontese, Piemontese-Italiano” del Maestro Camillo Brero, edito da Il Punto- Piemonte in Bancarella. Diciamo che è stato un bel lavoro di ricerca per un opera che, pur apparentemente leggera, è seria (ma non seriosa)”.

L’insultario è forse il metodo più immediato per mantenere viva la nostra lingua piemontese. 

“Se potesse avvicinare anche solo una persona alla nostra lingua, potrei dire che il risultato sarebbe raggiunto. D’altronde, è opinione corrente che il modo più veloce e divertente per imparare una lingua straniera è iniziare dalle contumelie. Figuriamoci se non può essere utile per approcciare la nostra!”.

L’INTERVISTA COMPLETA SUL NUMERO DELLA GAZZETTA D’ASTI IN EDICOLA DA VENERDì 7 MARZO 2025

Massimo Allario