Chiedereste a Mozart o a Galileo se sono laureati? Credete davvero che la risposta potrebbe in qualche modo scalfire il loro genio? Con questa provocazione si è chiusa la conferenza del professor Michael Segre nell’aula magna della sede universitaria di oggi. Docente di fama e curriculum internazionale, il professore ha inaugurato l’anno accademico astigiano, sollevando dubbi e sgretolando convinzioni. “Basta con il valore della laurea”, ha detto, “l’università deve essere un istituto di scienza e non di professione: abolendo il titolo di studio, fatto salvo per Ingegneria e Medicina il cui valore accademico è decisivo, si incoraggerebbe lo studio di chi è davvero interessato alla materia”. In un simile frangente, anche il numero chiuso sarebbe inutile: riferendosi al suo recente testo “L’università aperta e i suoi nemici”, Segre incoraggia la critica interna agli atenei, ipotizzandone uno sveltimento burocratico e formativo: “ancora oggi l’università è sì laica, ma ancora dogmatica, tratta il sapere come una mera accumulazione di conoscenze, e non una conquista continua fatta di congetture e confutazioni, parafrasando un titolo popperiano”. Alle Universitas dogmatiche del medioevo e del Rinascimento, poi, Segre oppone il ruolo decisivo delle Accademie: Galileo, non laureato, proseguì i suoi studi grazie a un istituto di recente formazione, l’Accademia dei Lincei, così come Newton ebbe nella Royal Accademy tutto il supporto necessario. Il parallelo con Astiss, l’ente astigiano che supporta lo sforzo universitario astigiano, pare evidente e auspicabile.