“Siamo rammaricati per non aver incontrato il prefetto, impegnato in altre importanti manifestazioni concomitanti, e per non aver potuto comunicare direttamente a lui il disagio degli agricoltori che rappresentiamo. Ne abbiamo comunque parlato con il viceprefetto Ponta e confidiamo a breve di avere un incontro chiarificatore e risolutivo con il commissario prefettizio a capo della Provincia. In caso contrario siamo intenzionati a portare in piazza la protesta dei nostri iscritti che vogliono essere trattati come tutti gli altri cittadini, anche quando si tratta di tasse”. Sono le prime dichiarazioni di Massimo Forno e Mario Porta, rispettivamente presidente di Confagricoltura Asti e direttore della Cia astigiana le due organizzazioni rurali che, insieme all’Alleanza Cooperative, compongono Agrinsieme, nuovo soggetto di rappresentanza agricola. Il tema è, ancora una volta, l’applicazione, da parte della Provincia di Asti, unico esempio in Italia, della Cosap, la tassa sui passi carrai che andrebbe pagata non solo per gli accessi alle sedi lavorative che si affacciano su strade provinciali, ma anche per gli ingressi ai fondi agricoli. Un particolare, questo, che, nell’Astigiano, dove esistono particelle anche di sole alcune centinaia di metri quadrati con le aziende agricole che hanno fondi anche distanti tra loro e con molti accessi stradali, che sta preoccupando molto gli agricoltori che si troverebbero vessati dall’ennesima gabella. Inoltre c’è il nodo delle cooperative i cui soci si troverebbero a pagare sia per la propria azienda agricola che per tutti gli accessi della cooperativa di cui fanno parte. Una pressione fiscale che, aggiunta a quella già esistente, rischia di soffocare le aziende rurali, vera spina dorsale economica e sociale dell’Astigiano. Per questo mercoledì 11 dicembre si è svolto in piazza Alfieri ad Asti, un sit-in organizzato da Agrinsieme. È stato distribuito materiale informativo ai passanti e tra i banchi del mercato settimanale. Verso le 13 una delegazione di Agrinsieme è stata ricevuta dal viceprefetto Ponta che, dopo aver sentito le ragioni dei rappresentanti agricoli, ha assicurato l’interessamento della Prefettura, auspicando una soluzione concordata e senza contrapposizioni. I vertici di Agrinsieme, dopo aver ringraziato i rappresentanti della Prefettura per l’incontro, hanno dichiarato l’intenzione di arrivare al più presto ad una soluzione della vicenda che rischia di vessare molte famiglie di agricoltori. «Speriamo in un esito favorevole in tempi brevi. In caso contrario, rispettando i regolamenti e con le autorizzazioni del caso, non esiteremo a portare i nostri trattori in piazza per manifestare contro una tassa che giudichiamo non solo ingiusta ma anche iniqua» hanno detto Forno e Porta. Ora qualche chiarimento su cosa sia questa tassa che, unica in Italia, la Provincia di Asti vuole applicare. COSAP significa canone per occupazione di Spazi e Aree Pubbliche: si tratta quindi di un canone da pagarsi quando esiste l‘occupazione sia temporanea che permanente di un’area pubblica. Gli accessi “passi carrabili” ai terreni agricoli sono soggetti a COSAP se la loro realizzazione comporta la costruzione di tubazioni o rampe, come avviene nella maggior parte dei casi, e spesso insistono su fossi e scoli. Quindi viene chiesto al mondo agricolo di pagare un canone – di fatto una tassa annuale – per poter accedere nei terreni che dispongono di ingressi diretti sulle strade. La cosa assurda è che se tra una strada e il terreno non c’è un fosso, ma sono sullo stesso livello, l’agricoltore non deve pagare nulla. Se invece c’è un fosso dentro il quale sono posti dei tubi – cosa che avviene regolarmente – questo diventa a tutti gli effetti un passo carraio e l’agricoltore è obbligato a pagare. Per altro, di quel fosso l’agricoltore è proprietario soltanto al cinquanta per cento e soltanto metà è della pubblica amministrazione e, come se non bastasse, di quel fosso, per ordinanze delle pubbliche amministrazioni, l’agricoltore ha obbligo di manutenzione, così come del passo carraio. Agrinsieme dunque dà voce agli agricoltori per chiedere qual è la giustizia sociale che impone a un cittadino, considerato di serie “B”, di dover pagare per un qualcosa che di fatto è suo e che purtroppo nelle aziende agricole si ripete innumerevoli volte, in quanto le aziende hanno moltissimi passi carrai. Quindi, seppur il canone/tassa può sembrare una cifra modesta, se quella cifra viene ripetuta per molteplici passi ed è dovuta tutti gli anni, il costo diventa davvero importante.