Sabato scorso, 8 marzo, alle 18 alla Casa del Popolo il “Betti Zambruno Trio” formato dalla cantante che dà il nome al gruppo, da Piercarlo Cardinali, chitarre e cornamuse, del cui prestito viene ringraziato Florio Michielon della “Ghironda”, e da Gianpiero Malfatto, trombone, ha proposto ad un pubblico attento e partecipe il cd “Sguardi” che si avvale della presentazione di Roberto Sacchi, direttore di Folk Bulletin, storica testata musicale, e della stessa Betti che spiega lo spirito del progetto. Intervistata, la cantante ha esordito ricordando la collaborazione sua e dei suoi due compagni con altre formazioni musicali, evidenziando poi in particolare il gran lavoro che ha preceduto l’uscita del cd, la creazione cioè di arrangiamenti originali di una piccola parte del suo vastissimo repertorio fino alla pubblicazione del compact che sta ottenendo ottime critiche. Già portato lo scorso giugno al Diavolo Rosso, in occasione di “A Sud di nessun Nord”, il 5 aprile sarà al “Circolo Aurora di Arezzo, il 13 ritornerà nell’astigiano al “Tambass” di Rocca d’Arazzo mentre a maggio approderà sia a Fiorenzuola nel piacentino che al Salone Internazionale del Libro di Torino. Il contenuto dei pezzi, quindici in tutto, vari come genere, rivela la solida preparazione culturale, prima ancora che musicale, di Betti. Laureata in lettere all’Università di Torino, da sempre si è interessata alla cultura popolare e alla storia orale. Ricercatrice presso l’Istituto della Resistenza di Alessandria, ha collaborato alla costituzione del Centro di Cultura Popolare “G. Ferraro” fondato da Franco Castelli. E sabato nell’esecuzione dei brani in chiave folk e jazz, fa fatto sue con bravura e verve esecutiva canzoni note dedicate alla figura femminile come “Alfonsina y el mar”, “Vincenzina e la fabbrica”, “Madre crudele”, “Oh mia diletta” e ancora “Il moro saracino”, “Er car di trasloc”, “Gli scolari di Tolosa Bruna de Laguna” e poi “Que Deus me perdoa” in cui davvero fa vibrare l’anima. Anche nelle canzoni in lingua come “Mon amant de Saint Jean”, eseguita in lingua francese e “Esa musiquita” in spagnolo, la Zambruno rivela ottime doti di cantante e interprete. Interessante è inoltre la copertina del cd frutto della elaborazione di alcuni bellissimi acquarelli che Sergio Omedé, artista affermato, ha appositamente dipinto. E a metà concerto significative le letture, a cura di rappresentanti di “Se non ora quando”, tratte dal libro di Serena Dandini “Ferite a morte”. Fanno tornare in vita, questo è lo scopo, donne appunto oggetto di violenza, dando voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. Patrizia Porcellana