È un’Italia che viaggia a due velocità: da una parte l’alta velocità delle Frecce e di Italo che collegano Roma, Milano, Napoli, Torino, Venezia con una offerta sempre più ampia, articolata e sempre più remunerativa. Tra Roma e Milano l’aumento dell’offerta in 7 anni è stato pari al 450%, e anche nel 2014 crescono dell’8% i passeggeri. Dall’altra parte quella “lenta” dei treni regionali, dove si viaggia troppo spesso tra tagli, ritardi e disservizi, e con oltre 1.189 km di rete ferroviaria “storica” ormai chiusi. In questa Penisola a due velocità, si riduce il numero dei passeggeri sulle linee regionali: se ne contano 90 mila in meno al giorno, ma con differenze sostanziali tra le Regioni e a causa proprio dei continui tagli effettuati in questi anni al trasporto ferroviario con risultati evidenti. In Piemonte dal 2010 ad oggi sono stati effettuati tagli complessivi del 7,5% al servizio e sono state soppresse ben 14 linee. La conseguenza è che ci sono 33 mila persone in meno ogni giorno sui treni piemontesi. È quanto emerge da Pendolaria 2014, il dossier di Legambiente che traccia un quadro preciso sulla situazione e gli scenari del trasporto ferroviario pendolare in Italia e presenta le sue proposte. Per l’associazione ambientalista per migliorare concretamente il servizio ferroviario è indispensabile da parte di Governo e Regioni un cambio di politica e scelte coraggiose in termini di mobilità urbana, a partire dallo stanziamento di maggiori risorse per arrivare a 5 milioni di cittadini trasportati ogni giorno nel 2020 e portare il trasporto ferroviario finalmente su standard europei. “A fronte di questi dati non possiamo che fare un appello alla Regione Piemonte affinché si torni ad investire fortemente sul trasporto ferroviario pendolare in tutta la regione così come si è investito sul servizio ferroviario metropolitano -dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. La Regione Piemonte si appresta ad un compito di grande responsabilità nel costruire le nuove gare di appalto per il servizio ferroviario, questo lavoro deve tenere conto delle esigenze degli utenti di tutto il territorio, anche delle aree meno popolate, e deve essere svolto in modo partecipato insieme ai comitati pendolari, alle associazioni ambientaliste, alle associazioni consumatori e a tutti i soggetti interessati dal buon funzionamento del servizio; per questo chiediamo che venga ripristinato il Forum regionale del trasporto ferroviario, ottima esperienza di partecipazione interrotta dalla Giunta Cota. La riqualificazione delle infrastrutture ferroviarie e il buon funzionamento del servizio sono priorità molto sentite non solo dai pendolari ma anche dagli amministratori comunali, ben consapevoli che la ferrovia ha un’importanza strategica per lo sviluppo e la qualità dei territori. Sono significativi gli appelli che vengono dai Sindaci piemontesi che chiedono la riapertura delle linee soppresse, l’ammodernamento di alcune tratte ferroviarie, l’elettrificazione di alcuni tratti o il raddoppio parziale dei binari”. Tagli e aumento del costo dei biglietti – I dati raccolti da Legambiente attraverso un questionario inviato alle Regioni raccontano che ogni giorno sono 2 milioni e 768 mila i passeggeri che usufruiscono del servizio ferroviario regionale. Tra il 2009 e il 2012 si è assistito a un autentico paradosso: mentre i passeggeri aumentavano del 17% le risorse statali per il trasporto regionale su gomma e ferro veniva ridotto del 25%. Sta qui la ragione della situazione di degrado e incertezza del trasporto ferroviario in Italia. Ed è questa una delle ragioni che ha portato alla diminuzione del numero dei pendolari nel corso dell’ultimo biennio. Oltre al Piemonte, il numero dei pendolari è sceso ad esempio anche in Campania, Liguria e Abruzzo. Accanto alla questione dei tagli, c’è da sottolineare anche l’aumento del costo di biglietti: in Piemonte dal 2010 sono aumentati di ben il 47%. Investimenti – Eppure proprio in momento in crisi economica come quello attuale, bisognerebbe occuparsi della questione dei pendolari e del trasporto ferroviario. Invece in Italia quando si parla di trasporti si guarda solo in due direzioni: soldi per nuove inutili autostrade e sconti e sussidi agli autotrasportatori, mentre si fa poco per il trasporto su ferro. Se nel 2009 il totale dei fondi disponibili per i trasporti su gomma e su ferro corrispondeva a circa 6,1 miliardi di euro; nel 2014, dopo un ennesimo taglio operato dal Governo Renzi nei trasferimenti alle Regioni, questa voce vale poco più di 4,8 miliardi. Per il necessario funzionamento dei trasporti pubblici, o meglio per garantire i servizi di base, sarebbero invece necessari almeno 6,5 miliardi di euro, dunque mancano almeno il 25% delle risorse. Le Regioni, cui spetta il compito più delicato nel garantire la qualità del servizio, non sono state da meno nel trascurare le necessità dei pendolari, e non arrivano in media neanche allo 0,4% del bilancio. Anche qui il Piemonte è in fondo alla classifica con lo 0,05% della spesa rispetto al bilancio. Mentre il potenziamento del trasporto regionale procede a rilento, dall’altra parte continuano i finanziamenti per il trasporto su gomma. Dal 2000 al 2014 sono piovuti sull’autotrasporto 5,6 miliardi di euro, tra fondi diretti al sostentamento del settore, sconti sui pedaggi autostradali, riduzioni sui premi INAIL e RCA, deduzioni forfettarie non documentate per circa 113 milioni annui. In questi giorni nella Legge di Stabilità è stato votato uno stanziamento di 1 miliardo di euro per i prossimi quattro anni, a cui va aggiunta la riduzione dell’accisa sul gasolio impiegato come carburante per l’autotrasporto merci, che vale 1.5 miliardi di Euro per il solo 2014. I finanziamenti da parte dei Governi che si sono succeduti in questo decennio attraverso la Legge Obiettivo ed il Piano Infrastrutture hanno premiato per il 66% gli investimenti in strade e autostrade, e comunque con un attenzione prioritaria alle grandi opere costante ormai da anni. Inoltre con il recente provvedimento Sblocca Italia sono state stanziate ingenti somme per nuove infrastrutture stradali ed autostradali, tunnel alpini e linee ad alta velocità. Proposte e prossimi obiettivi – Legambiente chiede all’Esecutivo di definire una nuova politica per il trasporto ferroviario e di fermare i tagli indiscriminati; mentre alle Regioni chiede di investire in questo servizio attraverso maggiori risorse. L’obiettivo dovrebbe essere quantomeno quello di raggiungere una spesa pari al 5% del bilancio regionale, per aumentare servizi aggiuntivi (treni in circolazione per più tempo) e per il materiale rotabile (treni nuovi o riqualificati). È inoltre fondamentale ripensare la fallimentare politica della Legge Obiettivo – spostando gli investimenti nelle città perché è qui l’80% della domanda di mobilità nel nostro Paese e il più grave ritardo infrastrutturale rispetto all’Europa -, e intervenire in Parlamento per mettere ordine dentro il grande calderone delle accise nei trasporti (dove solo gli esoneri per autotrasporto, aerei e navi, agricoltura valgono oltre 5,6 miliardi di Euro ogni anno). In Piemonte sono un’eccezione positiva gli sforzi per l’attivazione del Servizio Ferroviario Metropolitano torinese che con le sue 8 linee e un orario cadenzato costituisce finalmente una valida alternativa al mezzo privato per chi ogni giorno si sposta verso Torino o al suo interno. Il sistema è composto da 8 linee ferroviarie di cui 5 si incrociano all’interno del Passante di Torino, lungo 13 km, permettendo la frequenza di 1 treno ogni 8 minuti. Anche la tariffazione è pensata per integrare i vari mezzi di trasporto da utilizzare nel capoluogo piemontese grazie al Biglietto Integrato che permette, con un solo titolo di viaggio e a costi ridotti, di utilizzare SFM, autobus, tram e metropolitana. Sono 93 le stazioni servite con 358 collegamenti giornalieri mentre il programma di sviluppo prevede di aggiungere un’ulteriore linea entro la fine del 2018. Servizio che potrebbe essere ulteriormente funzionale se venissero aperte le stazioni ferroviarie sotterranee di Dora e Zappata, consegnate al “grezzo” da diversi anni e che, nonostante i relativi progetti esecutivi, aspettano ancora i 39 milioni e 750 mila euro ministeriali per essere completate e rese operative. “Ci auguriamo che i cittadini piemontesi che in questi anni hanno abbandonato il treno tornino a scegliere il mezzo pubblico. Per rendere questa speranza una realtà è necessario un forte impegno da parte della Regione Piemonte, anche in termini economici –conclude Dovana–. Vengano abbandonati i costosissimi progetti per le grandi opere come l’alta velocità Torino Lione e il Terzo Valico e vengano destinate maggiori risorse al servizio ferroviario locale”. Il dossier su: http://www.legambiente.it/