Varazze 27-29 dicembre 2014: “Don’t Panic”. Ecco le parole tratte dal romanzo di Douglas Adams, Guida galattica per autostoppisti, che sono state sulla bocca di tutte le formiche della torretta durante il campo invernale a Varazze, un ritorno nostalgico dopo 4 anni di lontananza dell’ultimo campo vissuto in quel luogo. Uno slogan, un tormentone, due semplici parole ripetute, pensate, meditate che hanno portato gli animatori e i loro ragazzi a riflettere. Su cosa? Su sé stessi. La nostra vita di tutti i giorni è colma di troppe domande e troppe poche risposte; è in questo fluire ininterrotto di punti interrogativi che nasce “Don’t Panic”. E’ un consiglio a fermarsi, tranquillizzarsi e, per una volta, senza egoismo, pensare a sé stessi. Per questo motivo in varie occasioni, gli animatori hanno coinvolto i ragazzi in giochi e attività incentrate sul singolo e non sul gruppo o sulle squadre. Comincia da te stesso per vivere meglio con gli altri, fino ad arrivare al comandamento dell’Amore che ogni animatore cerca di essere piccolo esempio:“Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Non sono però certo mancate, nell’arco dei tre giorni, occasioni di condivisione tra i gruppi che si sono confrontati sulle tracce proposte dagli animatori, aiutati dal viceparroco, Don Rodrigo Limeira e dall’inossidabile Suor Diana. Ragazzi dai 13 ai 17 anni hanno affrontato tematiche attuali ascoltando le testimonianze di chi, tra loro, aveva fatto visita ai “senza-tetto” o meglio, ragazzi, adulti, persone comuni ma meno fortunate di altre, ospitati nel dormitorio di Asti in via Monterainero n.26 e riflettuto sull’unicità di ognuno che rende grande un gruppo ma, soprattutto, speciale. Ecco un’altra parola di questo campo invernale. “Tu sei quello speciale”. Per star bene in un gruppo con altre persone, prima di tutto bisogna sapersi apprezzare. Tutti hanno qualcosa da dare, tutti devono poter riconoscere le proprie qualità ed esserne fieri senza doversi sempre sminuire all’ombra degli altri, nascondendo la propria personalità dietro le parole “guarda lui, quant’è bello, “Guarda quella persona quante cose sa fare!” Guarda prima te stesso, per quello che sai fare, trova la tua unicità e non abbandonarla mai! Perché, in fin dei conti, ognuno è speciale, ognuno è un pezzo forte che, insieme a tutti gli altri, contribuisce a rendere grande un gruppo. Ognuno ha i suoi pregi “normali”, difetti “normali”, qualità “normali” ed è, proprio per questo, unico! Non servono grandi cose per poter essere definiti “speciali”, nessun merito particolare, nessun riconoscimento specifico, basta che sia “TU!”. Ecco perché a Varazze, “quello speciale, sei tu!” diceva la scritta su un cartellone decorato dai ragazzi. Il tempo vola quando si sta bene, si dice. E così è stato. Tre giorni sono trascorsi via velocemente in un clima di famiglia e di “tenerezza” , come diceva la traccia del primo giorno. Il giorno successivo, la domenica, ad accrescere ancora di più il clima di “casa” che si era creato, è stata la visita del parroco Don Paolo e di altri animatori della torretta che, per svariati impegni, non sono riusciti a essere presenti a questo campo. Lunedì 29 dicembre si è conclusa questa breve, piccola ma intensa avventura delle Formiche della Torretta che hanno salutato Varazze “all’ombra dell’ultimo sole”, lasciandosi alle spalle l’arancione di un caldo e forte tramonto che si fondeva con l’azzurro del mare. Uno spettacolo che riempiva gli occhi e che lasciava “un solco lungo il viso come una specie di sorriso” (Il Pescatore, Fabrizio De Andrè).