Uno spettacolo tra realtà e favola, quello che si terrà venerdì 6 febbraio al teatro civico di Moncalvo, che rende spunto dal racconto del fondatore di Slow Food, Carlo Petrini. I suoi ricordi partono dalle latterie, dagli avventori che vi andavano a mangiare, dai personaggi che lì si potevano incontrare ed è dallo stesso luogo che prende avvio il nostro racconto, dal titolo “Supa d’lait”, “Zuppa di latte”: una latteria dimenticata, sotterrata dai rifiuti, come una bolla di eterno presente. Una famiglia di lattai e i loro clienti fissi parlano di ciò che era, di ciò che è e di ciò che sarà senza distinzione tra passato, presente e futuro. Le tradizioni, le intuizioni, le notizie, i progetti e le speranze, la concezione del tempo e dello spazio, il dialetto e la lingua “colta”, la filosofia contadina e la poesia del cibo: di questo si parla nella latteria dei Menghi nell’attesa che ritorni il figlio che “hanno mandato a studiare”, Carlin. La mamma legge le lettere rivoluzionarie del figlio con apprensione, il papà è convinto che “uramai Carlin a l’è n’ Merica e u turma mai pì, e u fa ben!” L’immondizia che li sovrasta è tanta; il dutur che ha studiato, è convinto scientificamente che nessuno li ritroverà mai, c’è un munsù spaccherebbe tutto, compresa la faccia di “quelli di sopra” e c’è anche una madama che ha un segreto da nascondere e ne sa più di quanto dia a intendere. Tra gag comiche, canzoni popolari e momenti di commozione si giunge al finale… cos’è che si muove là sopra? Qualcuno sta scavando! Chi è che sta spronando una fiumana di gente a scavare tra i rifiuti per ritrovare quella latteria dimenticata? Lo spettacolo è il pretesto poetico e surreale per parlare dei temi e dell’etica che da anni Slow Food, nella persona di Carlin Petrini, sta portando avanti nel mondo e per il mondo. Le lettere che Carlin manda ai suoi genitori nella finzione teatrale sono il veicolo per portare questi temi al pubblico senza retorica. La latteria è sommersa dal consumismo, dal commercio di massa e dalle cattive abitudini, ma è ancora un luogo che esiste, che c’è, che conserva gli ultimi baluardi di una socialità sana. Ci vuole coraggio per mettere le mani nella “rumenta” e andare a salvarla, ma qualcuno lo sta facendo perchè ama la terra, le radici e la vita. “Noi Acerbi con l’aiuto di Luciano Nattino e con il linguaggio che ci è caro abbiamo deciso di fare una scelta di campo e di prendere la vanga e iniziare a scavare con Carlin confidando di ritrovare qualcosa di ciò che è stato dimenticato”. Prenotazioni telefoniche: Arte & Tecnica, tel. 014131383, 0141 1761994 , 3460231573 lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9,00 alle 13,00, sabato mattina anche 3738695116, oppure via mail segreteria@arte-e-tecnica.it e info@arte-e-tecnica.it