Si è parlato di biodiversitá nella fauna ittica ieri nel convegno organizzato dalla Regione Piemonte sul lago di Viverone. Una occasione per lanciare un grido di allarme sulla difesa delle specie autoctone, ma anche per ricordare il peso che il mondo della pesca ha in Piemonte e l’attenzione che sta sviluppando per la tutela della biodiversitá. “Dall’89 al 2009 le rilevazioni nei fiumi dimostrano come la presenza di specie alloctone, cioè provenienti da altri territori, sia passata dall’8% al 42%”, ha spiegato il professor Gilberto Forneris, della facoltà di veterinaria di Torino. “Stiamo disperdendo un patrimonio enorme. La rottura dell’equilibrio ambientale, oltre alle immissioni di specie alloctone, è la causa principale di questa situazione critica”. La difesa della biodiversità è tra gli obbiettivi della Regione, spiega l’assessore Giorgio Ferrero: “E’ un discorso più generale, che riguarda anche le nostre capre e pecore, i suini e i bovini, le specie vegetali, e che garantisce la originalità ed eccellenza del nostro agroalimentare. Difendere la biodiversità significa valorizzare la nostra tradizione, la sua specificità, la cultura da cui ha origine”. Pescare le specie conosciute dai nonni e dai padri è anche una aspirazione dei pescatori piemontesi. Sono circa 30 mila, circa un terzo in provincia di Torino. Un numero ancora cospicuo, anche se 30 anni fa erano più del doppio. Una pratica, quella della pesca sportiva, che muove anche un indotto di un certo peso: sono 22 i grossi allevamenti, soprattutto trote, ma anche salmerino, tinche, carpe, gamberi di fiume, che produce ogni anno oltre 1600 tonnellate di pesce, per un fatturato di 5 milioni di euro. Per non contare poi i piccoli allevamenti, i tanti laghetti per la pesca sportiva. “Sono numeri importanti”, aggiunge Ferrero, “che sottolineano la vitalità di un settore che intendiamo valorizzare”.