Sfatare la credenza comune che “sanità” equivalga a “ospedale” – sottolineando invece come un buon ospedale abbia bisogno di un buon territorio intorno e il sociale funzioni bene quando il sanitario si  integra con esso -, e dare valore a una serie di esperienze, “strumenti dolci di terapia” come le ha definite il direttore generale dell’Asl AT Luigi Robino, per il trattamento dei disagi psichiatrici. Queste le linee guida del convegno “Utenti visibili e invisibili nella sanità” tenutosi venerdì scorso al Massaia; tra il pubblico non solo addetti ai lavori ma anche sindaci, amministratori del socio-assistenziale, volontari.

Accesso a tempo zero – “L’obiettivo primario di un’azienda sanitaria è la salute del cittadino – ha spiegato Donatella Ciaceri, direttore del Massaia -. Il traguardo dell’accesso a tempo zero negli ambulatori delle 11 specialità coinvolte è stato perseguito in quest’ottica, per garantire che la prestazione sanitaria sia erogata nel tempo consono alla necessità clinica”. Ecco allora i 41.815 passaggi del 2009, che al 30 novembre di quest’anno erano già 52.489: un dato in realtà sottostimato perché non tiene conto dei 400 utenti che ogni giorno affluiscono al Massaia per fare il prelievo di sangue, oltre a quelli che si rivolgono, sul territorio, alle Case della salute di Canelli, Nizza e alle varie Unità territoriali. Positivo il bilancio complessivo: “La sperimentazione – ha segnalato Ciaceri – è ormai conclusa. Non ha avuto un impatto economico e ha portato un cambiamento culturale oltre che organizzativo. Ora siamo impegnati nel consolidamento del servizio che offre 14 tipi di prestazioni, registra il consenso dei cittadini e degli operatori sanitari”.

Onoterapia – Il lavoro come aiuto al disagio mentale è stato l’altro tema che ha visto impegnata l’Asl AT, nell’ultimo anno, con il progetto innovativo sulla cura degli asini. Un’esperienza intensa, raccontata dall’assistente sociale Gabriella Sala e ascoltata tra il pubblico dagli stessi cinque ragazzi coinvolti, che da quest’anno coltivano con successo anche l’orto nato fuori le mura del Massaia. “Il lavoro – ha spiegato Caterina Corbascio, direttore del Dipartimento di Salute Mentale, che conta 2500 pazienti – è una costante richiesta dei nostri utenti ed è anche un obiettivo che l’Asl sta attuando con grande soddisfazione: dieci le assunzioni sul libero mercato raggiunte tra il 2009 e il 2010, un dato di grande rilievo e quasi dieci volte superiore rispetto ai risultati registrati da altre strutture sanitarie piemontesi”.

Slow Food e l’Orto ecologico – Un apporto significativo, e sempre nell’ottica della sperimentazione perseguita dall’Asl, lo darà a partire dal 2011 la collaborazione con Slow Food. Il vicepresidente nazionale Silvio Barbero ha infatti annunciato il decollo del progetto “Orto ecologico” che punterà a fornire agli attuali utenti strumenti formativi sia sotto il profilo della coltivazione di prodotti della biodiversità astigiana che sotto quello dell’educazione sensoriale, con un obiettivo ambizioso da realizzare nei prossimi anni: “Trasformare gli utenti come fornitori diretti della cucina del Massaia, che già oggi si distingue per l’uso di prodotti a chilometro zero” ha ricordato Barbero subito dopo la firma ufficiale, tra Robino e il vicepresidente di Slow Food, del protocollo d’intesa sul progetto.

Valutazione dei servizi psichiatrici – “La partecipazione dei pazienti e dei familiari alla valutazione dei servizi psichiatrici è necessaria per migliorarne la qualità, in modo da fornire cure più appropriate, ridurre l’impatto della malattia psichiatrica e migliorare la qualità della vita dei pazienti”, ha detto ancora Caterina Corbascio. Proprio nei giorni scorsi è stato presentato il progetto biennale “Valutazione della qualità dei servizi di Salute Mentale: un percorso di analisi condivisa con pazienti in qualità di valutatori”, di cui l’Asl AT è capofila nazionale: il progetto è stato approvato dal Comitato Scientifico del Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CCM) del Ministero della Salute, che lo ha finanziato con 415.000 euro. Lo scopo del progetto è quello di delineare una strategia di miglioramento della qualità dei servizi psichiatrici, facendoli valutare dai fruitori e dai loro familiari. “L’esclusione dei gruppi interessati (pazienti, familiari e operatori) come fatto finora, equivale a sottrarre elementi fondamentali per la valutazione del sistema – aggiunge Corbascio – l’obiettivo finale è quello di rendere i servizi più vicini a coloro che li usano”.

Marginalità e dipendenze – Gli amministratori degli enti locali sovente si trovano a gestire casi riguardanti pazienti psichiatrici o da dipendenza: gli utenti invisibili protagonisti del convegno. Lo sforzo dell’Asl, in questo senso, è intercettare il disagio e  incanalarlo in percorsi di sostegno e cura per dare dignità alla persona, affiancare la sua famiglia, attivare una rete sociale in cui servizi differenti realizzino e integrino gli interventi a seconda delle proprie competenze. “Ci piace pensare a questi pazienti come persone in via di guarigione e non come malati permanenti” ha sottolineato Robino, evidenziando l’aspetto umanizzante del percorso di cura. Il risvolto positivo che il controllo delle marginalità determina sulla spesa sanitaria e sociale è notevole: lo ha ricordato, dati alla mano, Maurizio Ruschena, direttore del Dipartimento delle Dipendenze dell’Asl AT. “Un nostro utente costa 80 euro al giorno in comunità terapeutica, 250 euro in carcere e fino a 500 euro in ospedale”. Con il centro diurno (“drop in”, struttura a bassa soglia) finanziato dalla Regione e allestito in via Baracca, il Dipartimento ha intercettato finora 160 persone per complessivi 2740 passaggi, offrendo loro accoglienza e puntando a rinforzare la motivazione al cambiamento. Un percorso lungo, seguito dagli operatori della Cooperativa Jokko, che ha consentito, oltre che di tutelare la salute dell’utente, di entrare in contatto con il consumo sommerso di droga. Parallelamente si è agito anche sul reinserimento sociale: 226 le borse lavoro attivate in 12 anni grazie alla sensibilità di 38 aziende, 23 cooperative sociali, nove enti pubblici.

Servizi sociali – Di “buona collaborazione tra Comune e Asl” ha parlato l’assessore ai Servizi Sociali di Asti, Pierfranco Verrua, rilevando come spesso i suoi uffici si trovino ad affrontare casi di persone con disagio psichico e sociale. “Il dormitorio maschile, per esempio – ha indicato l’assessore – ospita al 60 per cento utenti con problemi di droga e alcol. Abbiamo bisogno dell’Asl, e anche del volontariato, per costruire un sistema di gestione comune di questa struttura, perché le risorse sono sempre più ridotte e nel frattempo sono quasi raddoppiati gli utenti della mensa sociale: dai 600 del 2009 siamo arrivati a superare i mille quest’anno”.
MN