Un concerto spettacolo prodotto dall’associazione Ondesferiche e dedicato alla trilogia berlinese firmata da David Bowie e Brian Eno: è “Inside – il suono della Berlino divisa” che l’8 giugno alle 22, nel cortile di Palazzo Alfieri, verrà portato in scena in occasione della serata inaugurale del festival Passepartout.
Il concerto ripropone i momenti salienti della trilogia, riarrangiati e riorganizzati in una struttura narrativa che, complici incursioni di teatro-danza e contaminazioni multimediali, accompagna lo spettatore tra le strade di una città, usando le parole di Bowie, “tagliata via dal suo mondo, dalla sua arte, dalla sua cultura, agonizzante e senza alcuna speranza di risarcimento”.
Con Alexander Macinante abbiamo ricostruito la genesi del progetto, il suo sviluppo, e ci siamo fatti dare un assaggio di quello che vedremo martedì prossimo.
Come nasce il progetto “Inside”?
Sono sempre stato un grande appassionato della musica di Bowie. Nel 2004 partecipai a una compilation intitolata “Repetition Bowie” che coinvolgeva diversi artisti italiani e incisi alcune versioni di brani della Trilogia Berlinese. Da allora ho iniziato a pensare a un progetto che portasse sul palco questa musica, ma non ho mai trovato il contesto giusto, così l’ho
accantonato. Quando a gennaio la Biblioteca Astense mi ha contattato per chiedermi se avessi qualche idea musicale da realizzare all’interno della nuova edizione di Passepartout dedicata alla caduta del Muro di Berlino, ho capito che sarebbe stata l’occasione perfetta per riprendere il discorso.
Come viene raccontata la Berlino divisa in “Inside”?
L’idea è cresciuta di giorno in giorno. Inizialmente ho selezionato i brani, seguendo anche un criterio di logica narrativa e di atmosfere, e coinvolto un gruppo di musicisti: il polistrumentista Matteo Curallo e il chitarrista Manuel Daniele, con i qual collaboro da molti anni, e una nuova conoscenza, Edoardo Accornero, un giovane e straordinario sassofonista. In seguito abbiamo coinvolto Licio Esposito , il quale mi ha suggerito di avvalermi anche di Carlo Nigra e del suo gruppo di improvvisazione Nuts Performance Group. Abbiamo lavorato separatamente e ci incontreremo sul palco l’8 per vedere il risultato. Fedeli ai principi sperimentali che David Bowie e Brian Eno hanno utilizzato nel realizzare quei dischi, spesso registrando una traccia a testa senza che l’altro ne fosse a conoscenza, e mixando solo alla fine il risultato, ci siamo lasciati a vicenda la massima libertà, chiusi in tre laboratori diversi tra Asti, Torino e Salerno. Quindi il “mix”sarà una sorpresa per tutti, noi compresi.
Musica teatro danza video scultura: in “Inside” prevale uno di questi ingredienti?
La musica è senza dubbio centrale, ma sia gli elementi multimediali che quelli del teatro-danza avranno eguale spazio e importanza. Sul piano che mi compete, ho cercato di scegliere i brani che più fossero legati a Berlino, come “Subterraneans”, nata dalle suggestioni dei locali jazz di Berlino Est, “V 2 Schenider”, fortemente inspirata al sound di gruppi tedeschi dell’epoca come Kraftwerk e Neu, o “Heroes”, che parla di due amanti separati dal muro. Alcune, arrivati in sala prove, le abbiamo smantellate e ridotte all’essenza, come ad esempio “DJ” e “Sons of the silent age”, svestite dai loro abiti pop e divenute canzoni che non avrebbero sfigurato in un decadente cabaret berlinese dell’epoca.