Dal 1° gennaio sono entrati in vigore gli adeguamenti delle tariffe di pedaggio autostradale, che sono in costante aumento, infatti dal 1999, anno in cui la società venne privatizzata, le tariffe al casello sono salite mediamente in Italia del 75%, in particolare sulla A4: “Per il nono anno consecutivo – denuncia Davide Marino, referente regionale dei trasportatori di Confartigianato – osserviamo consistenti rincari dei pedaggi autostradali. Questa tratta ha ancora una poco invidiabile posizione di privilegio. Nel 2010 i rincari della A4 avevano superato il 15%, nel 2011 sfioravano il 12%, nel 2012 si attestavano oltre il 6%, nel 2013 l’aumento annunciato fu del 3%, nel 2014 l’incremento fu del 5,27%, contro una media degli aumenti del 3,9% circa; nel 2015 la media degli aumenti registrati fu dell’1,32%, con la Torino-Milano quasi in linea con un incremento dell’1,5%.

In pratica i pedaggi dei tratti autostradali A4 dal 2003 al 2016 sono aumentati del 187% e l’inizio del nuovo anno ha portato un ulteriore incremento di costi pari a 6,64%.
Si registra anche un aumento significativo del 5,71% della Torino – Frejus, del 8,34 % della Torino-Milano e dell’1,72% della Torino Ivrea Valle d’Aosta. In particolare il tratto tra Aosta e Morgex gestito dalla Rav, Raccordo autostradale Valle d’Aosta, ha subito un aumento di oltre il 52% passando dai precedenti 5,60 euro agli attuali 8,40 per poco più di 31 km di autostrada.

“Si tratta di aumenti che danneggiano imprese e persone: imprese che devono muoversi per lavoro e che si vedranno ricaricare sui costi di materiali e servizi gli aumentati pedaggi; e i pendolari che quotidianamente percorrono le tratte autostradali per lavoro”.

“L’aumento delle tariffe – prosegue Giovanni Rosso, presidente provinciale degli autotrasportatori di Confartigianato Asti – va ad incidere pesantemente sull’autotrasporto, già in difficoltà per costi di esercizio elevati, tariffe che non arginano gli oneri delle imprese, costo del lavoro in aumento e concorrenza di vettori esteri. Gli aumenti decisi non tengono conto dell’andamento del mercato e della situazione di crisi economica che le imprese stanno attraversando. Sono decisioni prese sulla pelle degli utenti senza che migliorino i servizi offerti e nonostante i numerosi cantieri continuamente presenti sulla tratta”.