La casa come ambiente di cura. L’abbandono del concetto di Ospedale come sede di assistenza assoluta. Sono questi alcuni degli obiettivi che si pone la nascita di una nuova figura professionale della Sanità: l’infermiere di famiglia.
Dopo la positiva sperimentazione avviata nel Cuneese, il modello Consenso (Community Nurse Supporting Elderlyin a Changing Society) ha preso il via anche ad Asti ed in altre province del Piemonte.
L’astigiano e la Regione Piemonte, infatti, sono tra i capofila a livello italiano per la promozione dell’infermiere di famiglia, che all’estero è già stato introdotto da diversi anni in Gran Bretagna e Stati Uniti.
Nata proprio per rispondere alle esigenze della famiglia, che è il nucleo di base della società, la nuova figura si occupa della presa in carico del paziente all’interno della famiglia in tutti i suoi molteplici aspetti. I familiari vengono così aiutati nello stabilire il piano di cura “adeguato” supportati da tutte quelle risorse che il professionista è in grado di offrire o esercitare in maniera diretta (educando e attivando risorse presenti nel nucleo familiare).
Ma nel compito della nuova figura professionale è fondamentale anche il ruolo di collegamento all’interno della rete dei servizi, che indirizza o fa da tramite nella riabilitazione o sostegno alla cura.
Proprio per l’attenzione che ricopre nei confronti della società, le possibilità di sviluppo della nuova figura dell’infermiere di famiglia sono molteplici, come è grande l’interesse che è nato in breve tempo nei confronti della neo figura assistenziale, come manifestato dalle aziende sanitarie e dall’utenza.
“Il territorio – afferma Domenico Calì, presidente Opi di Asti – deve essere sviluppato in ogni ambito a sostegno della salute, ed attualmente sembrano esserci tutti i propositi per far sì che questo avvenga”.
L’ultimo congresso nazionale di Fnopi, infatti, ha dato ampio spazio all’infermiere di famiglia, tant’è che i presidenti degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, dopo aver analizzato i nuovi bisogni e il nuovo concetto di salute nella società moderna e futura, hanno sentenziato che: ”si deve giungere rapidamente a nuovi modelli organizzativi contestualizzati ad ogni singola realtà” – precisando come – “il modello organizzativo deve prestare attenzione alla presa in carico del paziente sia a livello ospedaliero sia a livello territoriale (esempio l’infermiere di famiglia, di comunità, di quartiere)”.
Domenico Calì, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche (Opi) di Asti, che al tavolo romano ha rappresentato e dato voce agli infermieri astigiani, ha sottolineato come “in questo momento si stia facendo molto per sensibilizzare il nuovo concetto di cura, prevenzione e riabilitazione a livello di territorio con lo sviluppo di questa nuova figura professionale, tant’è che è stato indetto un master post laurea specifico”.
Ma la strada è ancora lunga. “Bisogna ancora lavorare molto sul cambio di cultura dell’utente – afferma il presidente di Opi Asti Domenico Calì – dove è ancora radicalizzato il concetto di cura ospedaliera. Fortunatamente le associazioni di cittadini ci aiutano molto. Parlo di associazioni capaci di dare le giuste informazioni e non di servizi che nascono con il solo scopo di apparente aiuto, ma sostanzialmente guardano solo al guadagno. A mio avviso l’informazione è la chiave di tutto. Senza questa non si ottiene nulla”.
Analizzati i nuovi bisogni e il nuovo concetto di salute nella società moderna e futura, i professionisti sanitari chiedono quindi la nascita strutturata e uniforme dell’infermiere di famiglia e di comunità, con rapporti predefiniti di 1:500 che agisca sull’intera rete comunitaria. I primi riscontri sulla popolazione sono stati più che positivi. Presso i territori della Asl astigiana, infatti, il progetto si è sviluppato nel territorio di AstiNord, nei comuni di: Aramengo, Cunico, Morasengo, Robella, Tonengo e nel territorio di Asti Sud nei comuni di Cessole, Loazzolo, Olmo Gentile, Roccaverano, Serole e Sessame, con due infermieri di famiglia che operano nell’ambito del Progetto Internazionale “Consenso”, mentre altre due figure sono presenti all’interno degli Ambulatori Infermieristici di Iniziativa e delle Cronicità delle Case di Salute di San Damiano e Villafranca.