“Cari iscritti, cari cittadini,
anche queste feste sono passate ed entriamo nel periodo in cui i propositi per il nuovo anno smettono di essere semplici promesse e si scontrano con la prova della realtà, fiorendo in azioni tangibili o diventando concime per i prossimi propositi di fine anno.
Se questo è vero per tutti, figuriamoci per gli infermieri, i cui propositi vengono perlopiù formulati in un momento tutt’altro che di meritato relax. Infatti, mentre si lotta sempre con più fervore contro le aperture domenicali dei negozi, molti infermieri hanno dimostrato, come ogni anno, che neppure Natale e Capodanno si salvano, e per buon parte di loro non esiste il fisiologico e meritato ricongiungimento familiare tipico del periodo.
Sottolineo questo perché tendiamo a dimenticare che, mentre il mondo scarta regali e stappa bottiglie nella calda atmosfera offerta da parenti e amici, la complessa macchina sanitaria non si ferma, e una parte consistente della comunità infermieristica passa le feste erogando assistenza come in qualsiasi altro giorno dell’anno. È vero: fa parte del lavoro, è retribuito, non siamo gli unici a farlo. Tante sono le attenuanti della virtù che un detrattore potrebbe avanzare. Ma io alzo nuovamente la posta richiamando la passione e l’allegria che gli infermieri riescono a portare nei giorni di festa, sentimenti a cui non sono obbligati, soprattutto considerando le sopracitate rinunce personali.
Chi mi conosce sa che sono un accanito oppositore della filosofia che vede la competenza dell’infermiere proporzionale al numero di sorrisi che offre e di mani che tiene strette: la vicinanza alla persona è importante, ma la professionalità non si esaurisce con azioni che, per quanto apprezzate dai destinatari, risultano semplicistiche se decontestualizzate da un percorso assistenziale articolato. La gentilezza, in quanto qualità innata della singola persona, non può e non deve essere la caratteristica definente di un infermiere, professionista sanitario che opera in ambito rigoroso; risulta però un indispensabile strumento se aggiunta ad un giusto bagaglio di conoscenze scientifiche, e trova la sua importante collocazione all’interno di esso quando incanalata tramite principi culturali quali etica e deontologia, questi sì tra le fondamenta della professione.
Sapendo questo, può risultare strano che io valuti così tanto positivamente gli sforzi degli infermieri per portare un po’ di spirito festivo all’interno di reparti, strutture e servizi. Forse sono i tanti anni passati in corsia a condizionarmi, o forse – come nella migliore tradizione delle commedie a tema – è lo spirito natalizio che mi influenza così profondamente.
Mi rimane quindi solo un immenso grazie. Grazie a chi ha salutato la propria famiglia ad orari improponibili; grazie a chi ha anticipato o posticipato gli auguri perché non presente alle rimpatriate tra amici; grazie a chi ha mangiato il panettone frettolosamente durante la pausa pranzo; grazie a chi ha approfittato del lavoro festivo per indossare cappelli natalizi ed antennine buffe per portare un po’ di spirito festivo ad assistiti e colleghi; grazie a chi ha investito il proprio tempo libero per addobbare alberi ed allestire presepi nei luoghi di cura e riabilitazione; grazie a chi ha portato un po’ di musica e colore nelle feste di chi è costretto tra le sempre troppo fredde sponde di un letto. Perché, sotto la scorza irreprensibile del professionista competente e aggiornato, l’infermiere è tra le figure più vicine agli assistiti, e tra queste quella che più ha gli strumenti e le possibilità per scaldare il loro cuore”.
Alberto Campagnolo, presidente OPI Asti