Continua il diario del nostro vescovo Marco Prastaro in vacanza (si fa per dire) nelle terre del Kenya che l’hanno visto impegnato per ben tredici anni come missionario Fidei Donum. Panorami e animali, ma soprattutto impegno episcopale con incontri, liturgie festose e anche cresime e prime comunioni.
Sabato 13 luglio
Dopo un’abbondante colazione fatta con una frittata con salsiccia, pomodoro, cipolla e formaggio, facciamo un giro a piedi. Andiamo in Cattedrale. Hanno messo le piastrelle al pavimento e cambiato le panche. Alle pareti ci sono ancora gli affreschi con scene della vita di San Pietro e San Paolo. Dopo un momento di preghiera, passiamo in casa parrocchiale. Qui incontro padre Joseph, il parroco e vicario generale. È un prete originario di Lodokejek di cui ho sempre avuto stima per la sua pacatezza, saggezza e fede sincera. Ci rivediamo dopo la mia ordinazione, ancora mi ringrazia per i giorni passati ad Asti.
Passiamo quindi dal catechist training center, dove si sono formati, attraverso corsi residenziali che duravano due anni, molte generazioni di Catechisti. Qui i catechisti mandano avanti le comunità, soprattutto quelle più isolate, con un servizio svolto a tempo pieno. Senza i Catechisti questa Chiesa non potrebbe sussistere.
Attraverso una porticina passiamo quindi nel seminario minore. Oggi è sabato e non hanno lezione, appena entrati si passa al fianco del campo di calcio, i ragazzi stanno giocando affollando ogni angolo dell’ampio prato. La scuola in questi anni si è molto espansa, raddoppiando il numero delle classi. Cerchiamo e subito troviamo il rettore. Ci saluta contento. Fino a gennaio è stato amministratore della diocesi ed ora è rettore del seminario ma anche direttore della scuola secondaria delle ragazze. Ci invita a dire messa ai seminaristi lunedì mattina. Oggi in seminario è una giornata di socializzazione, alcuni ragazzi giocano a calcio, altri a pallavolo, alcuni a carte, un gruppo a scacchi.
Alle 11 andiamo a Kisima, dove ci attendono alla scuola secondaria delle ragazze. In questi ultimi anni hanno costruito molto per cui ora le ragazze sono quasi 500, e la scuola è stata riconosciuta come nazionale. Il parroco di Lodokejek è membro di diritto del consiglio di istituto, per cui per molti anni abbiamo potuto partecipare attivamente alla vita della scuola e al suo sviluppo. Qui siamo sempre stati di casa, e molti degli aiuti che abbiamo ricevuto qui li abbiamo “investiti”.
Un insegnante ci fa fare il giro della scuola mostrandoci le nuove costruzioni, un dormitorio per 120, un blocco di aule, la biblioteca che, nonostante i libri che il governo fornisce, ha ancora bisogno di essere completata soprattutto acquistando scaffali nuovi, poiché i vecchi sono tutti storti e cadenti. Dopo il pranzo, alle 14, finalmente iniziamo la messa con le ragazze. Riempiono tutto il refettorio. Qui è sempre stato bello dire messa, per la freschezza della fede delle ragazze, ed anche per l’odore del cibo appena consumato dalle studenti! Per l’occasione la scuola ha fatto venire alla messa tutte le ragazze anche quelle protestanti e musulmane. La gioia è molta, i canti sono intensi, molti in Samburu. Ad alcune danze si uniscono, trascinate dalla intensità emotiva, anche alcune ragazze protestanti ed addirittura una ragazza musulmana. Leggiamo il Vangelo del buon samaritano, che commento presentandolo come un racconto che ci aiuta a capire anche il modo in cui Dio stesso ci vuole bene amandoci sempre al di là dei nostri limiti, difetti e peccati.
Al termine della celebrazione discorsi ufficiali di saluto e poi tante foto tutti insieme.
Rientrando a Maralal ci fermiamo da Regina dove dopo 9 anni rivedo William. Ora Fa la 4 elementare, è un bambino posato e talvolta richiama la sorella Regina che da quando la loro mamma è morta si prende cura di lui. Ha sempre la testa grande, quando era bambino non riusciva a tenerla su. Ho portato per tutti loro dei piccoli regali: a Cristina Mamai un piccolo foulard, a William un cappellino, e a loro zio Lorenzo una penna e un pacchetto preso in aereo con gli ingredienti della colazione, di questo ultimo pensiero Lorenzo pare entusiasta. Lorenzo è il figlio di Regina. Un bambino simpatico che ho sempre visto vivace. Alcuni mesi fa, è stato investito da una moto ed ha battuto la testa, ci sono dei momenti in cui non ricorda più le cose per cui, benché fosse in 4, la scuola lo ha ora messo in 2 elementare.
I tre bambini dormono insieme in un unico letto, questo, di per sé, qui non è un problema, ma a complicare le cose c’è il fatto che uno di loro “bagna ancora il letto” per cui Regina mi chiede con insistenza di aiutarla a comprare un ulteriore letto con relativo materasso. Ci salutiamo quindi gioiosamente.
A casa c’è solo il tempo di sciacquarsi dalla polvere per poi subito dopo, ripartire.
Siamo a cena al Samburu Lodge, uno dei posti più belli della città, con alcuni ex giovani di Lodokejek. Tutti loro sono stati aiutati dalla missione, cosa che gli ha permesso di sistemarsi nella vita, qualcuno di loro ha anche fatto una certa carriera in ambito lavorativo. Hanno fatto questo gruppo con lo scopo di rendere in qualche modo agli altri il bene ricevuto aiutando chi è in difficoltà, sostenendo chi attraversa un momento di debolezza, incoraggiando chi si è un po’ perso.
La cena non è un granché, il servizio è piuttosto scadente. Ma siamo contenti di essere insieme e raccontarci un po’ della nostra vita, di scambiaci notizie su amici comuni: alcuni hanno fatto bene, altri si sono persi, qualcuno, purtroppo, è anche già morto.