“Abbiamo colleghi che non avendo più i camici sterili utilizzano i sacchi di plastica normalmente adibiti alla raccolta rifiuti come indumenti di protezione. In altre situazioni abbiamo colleghi che sono andati a comperare di tasca loro i termometri perché erano terminati”. Affidano a una nota stampa il loro grido di aiuto gli esponenti di Nursing Up, sindacato degli Infermieri Italiani e delle professioni sanitarie denuncia una situazione divenuta intollerabile che in queste ore si sta ripetendo in tutte le Aziende sanitarie del Piemonte.
“Scarseggiano anche le mascherine di protezione – prosegue la nota -. E, nonostante questa situazione, dagli uffici di approvvigionamento continuano a dirci che il materiale “sarebbe in arrivo” ma all’atto pratico da giorni non arriva nulla. Dobbiamo essere molto chiari. In tutto il Piemonte, se non si interverrà, non ci sarà più materiale sufficiente per affrontare la situazione e proteggere in modo adeguato gli operatori. Abbiamo bisogno di risposte immediate. Se entro la giornata di oggi non arriverà un nuovo approvvigionamento di materiale, saremo costretti a rivolgerci ai nostri uffici legali per valutare quali azioni si possano intraprendere per tutelare i lavoratori”.
Spiega Claudio Delli Carri, segretario regionale del Piemonte e Valle d’Aosta del Nursing Up: “Queste dotazioni dovevano esserci già prima. Non è pensabile che si sia giunti a questo. Gli operatori, gli infermieri e i professionisti della sanità devono poter operare con gli strumenti necessari per fronteggiare una situazione già di per sé complicatissima, che necessita di grande concentrazione e strumenti adeguati. Se non proteggiamo gli operatori, infatti, chi curerà i pazienti? Se si ammalano gli operatori chi fronteggerà in prima linea l’avanzata dei contagi? Ripeto si tratta di una situazione di estrema necessità che non può essere tollerata oltre”.
Delli Carri, poi, sottolinea anche la singolarità della situazione tamponi per il coronavirus. “Senza polemica, davvero, chiediamo che i tamponi vengano prioritariamente utilizzati per testare il personale che deve essere controllato per avere la certezza di non essere ammalato. Queste sono le procedure corrette previste dalle recenti disposizioni. In momenti di emergenza vanno infatti individuate delle priorità. Forse non si è capito che siamo al collasso, che se tutti gli infermieri e i professionisti sanitari si dovessero ammalare, se non vengono adeguatamente protetti, chi curerà i pazienti? E come si farà? L’assessorato, deve darci, oggi, subito, risposte concrete. Gli operatori devono lavorare con i presidi giusti ed essere messi in sicurezza perché sono i primi a dover poter operare. Dobbiamo ricevere le informazioni adeguate con le giuste direttive. Chiediamo che i presidi sanitari vengano messi a disposizione, che i tamponi vengano fatti agli infermieri, e vogliamo un confronto immediato con l’assessorato, anche in videoconferenza, per coordinarci meglio e affrontare questa situazione in sinergia. Bisogna agire subito. Ricordiamo che la nostra professione per sua intrinseca attitudine è a disposizione della gente, dei malati e di coloro che hanno bisogno. Questo non è il momento dell’allarmismo, e non vogliamo crearne, ma abbiamo bisogno di unità e di lavoro coordinato e preciso per raggiungere l’obiettivo della vittoria sul virus”.