In quindici anni ha triplicato i ricoveri ed è diventato il punto di eccellenza non solo del Piemonte, ma dell’intero territorio nazionale: è il Reparto di Cardiologia dell’ospedale Cardinal Massaia di Asti, diretto dal professor Fiorenzo Gaita. Sabato scorso l’ambulatorio, il reparto e l’unità coronarica hanno aperto le porte agli amministratori della provincia di Asti, nell’ incontro “Pensiamo al cuore”, organizzato dalla vicepresidente del Consiglio regionale, Mariangela Cotto.
“Abbinando al giorno di San Valentino anche la salute del cuore – spiega Cotto – è stata offerta agli amministratori la possibilità di conoscere da vicino uno dei più grandi centri di cura, ma anche di ricerca sulle malattie cardiovascolari”.
All’incontro, a cui hanno partecipato circa ottanta amministratori, erano presenti anche l’on. Sebastiano Fogliato, la consigliera regionale Angela Motta e gli assessori comunali Pierfranco Verrua e Gianfranco Imerito.
Gaita ha fornito dati e statistiche sulle malattie cardiovascolari, che oggi costituiscono la prima causa di morte in Italia: 78 persone su 1000 persone sono colpite da infarto, 10 da aritmie, 5 da scompensi cardiaci. Un’incidenza ancora alta, nonostante i progressi della medicina negli ultimi vent’anni, grazie anche all’attività di ricerca compiuta dalla Scuola di Specializzazione Universitaria che il primario astigiano presiede e che da Torino ha spostato proprio all’interno del Cardinal Massaia.
Il curriculum di Gaita è una lunga lista di successi e di ricerche, pubblicate dalle migliori riviste scientifiche nel mondo, che oggi valgono alla struttura astigiana il primo posto assoluto in Piemonte per “impact factor”. Tra i migliori risultati, la prima operazione al mondo, effettuata proprio da Gaita nel 1994, di ricostruzione elettroanatomica del miocardio senza l’apertura del torace.
Il primario ha ripercorso tutta l’attività, spiegando come i progressi della medicina abbiano permesso di abbassare la media delle persone decedute per infarto dal 30% negli anni ‘60 al 6% di oggi; un risultato che, tuttavia, resta sempre segnato dalla tempestività dell’intervento: oltre il 65% degli infartuati si salva se arriva all’ospedale entro un’ora.
Nonostante la presenza ancora limitata di posti letto (3 in day hospital, 12 per le degenze, 8 nell’unità coronarica), i numeri della Cardiologia di Asti sono in crescita: nel 2008, 6.120 visite, 25 mila elettrocardiogrammi, 5.073 ecocardiografie. Il numero dei ricoveri è quasi triplicato, cresciuto dai 699 nel 1992 ai 1.965 registrati l’anno scorso, dati che collocano la cardiologia astigiana come punto di riferimento non solo per il Piemonte, ma per tutto il territorio nazionale. L’anno scorso il 59.2% dei ricoveri era infatti costituito da pazienti della provincia di Asti, il 29,3% proveniva dal resto Piemonte, circa l’11% dal resto dell’Italia. Dalla struttura astigiana la mobilità passiva è pressoché nulla.