Il comparto vitivinicolo sta pagando un prezzo molto caro all’emergenza nuovo Coronavirus. Alle chiusure di bar, ristoranti e alberghi, si sommano i ritardi e le disdette degli ordini oltre confine. Sono settimane durissime anche per i vignaioli dell’Astigiano, fin dall’inizio dell’emergenza il commercio di vino si è bloccato a causa delle limitazioni imposte per il contenimento del contagio e le bottiglie rimangono ferme in cantina.
“Come anche per altri comparti della nostra agricoltura, non mancano inoltre i primi segnali di speculazioni sul mercato – afferma Marco Reggio, presidente di Coldiretti Asti con delega regionale al settore vitivinicolo – con prezzi in aumento, soprattutto nella GDO, in questo momento delicato in cui a soffrire maggiormente sono i produttori che attuano la vendita diretta e quelli che lavoranin larga parte con i paesi stranieri. Dalle prime stime che abbiamo effettuato le perdite vanno dal 60 al 70% per i vini della nostra regione. Nella nostra provincia, particolarmente vocata per l’alta qualità vantando 15 Doc e 7 Docg, gli effetti sono ancora maggiori”.
“Per prevenire il collasso del settore – sottolinea Diego Furia, direttore di Coldiretti Asti -, oltre al piano salva vigneti, servono fin da subito specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, senle limitazioni previste dal decreto “Cura Italia”. Una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese, con interventi emergenziali a livello nazionale e comunitario, senza appesantimenti burocratici. Oltre a queste manovre per spingere i nostri vini di qualità è fondamentale ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy nel mondo, che rappresenta un’eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale. In generale occorre tutelare un settore che nel 2019 ha raggiunto il suo record nell’export, con un fatturato di 6,4 miliardi di euro, pari al 58% del volume d’affari totale”.