Si sta discutendo molto, anche nell’Astigiano, della situazione del mercato del vino, in seguito alle misure di chiusura forzata introdotte per arginare l’epidemia del Coronavirus. Le ripercussioni sono pesantissime, soprattutto per le cantine concentrate su bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi. Per altro, da un’analisi di Coldiretti emerge l’effetto valanga sull’intero agroalimentare nazionale, con il valore dei mancati acquisti in cibi e bevande per la preparazione dei menù che sale a 5 miliardi per effetto del lockdown prolungato al primo giugno. In particolare per il comparto vitivinicolo, sulla base delle previsione dell’OIV (Organizzazione mondiale della vite e del vino), lo stop di tutto il settore horeca potrebbe portare a un taglio del 50% del valore delle vendite di vino in Europa.
“Per i nostri vignaioli – rileva Diego Furia, direttore di Coldiretti Asti – la situazione attuale è ancora più grave. I rilevamenti che abbiamo eseguito fra i nostri associati nei mesi di marzo e aprile, indicano una riduzione del fatturato sulle bottiglie di vino attorno all’80%. E’ una crisi senza precedenti da affrontare con un piano straordinario, possibilmente da attuare in tempi ristretti in quanto non solo le aziende vitivinicole sono in sofferenza, ma anche perché qualsiasi azione deve essere prodotta tenendo conto dell’avanzare della stagione e quindi della progressiva entrata in produzione dei vigneti”.
Fra i dibatti più sentiti in questi giorni c’è infatti su come applicare le misure attualmente in vigore in caso di crisi. Nello specifico la distillazione dei vini e la vendemmia verde sarebbero strumenti importanti, ma che già in passato si sono rivelati inadeguati alla nostra realtà. E quindi, secondo Coldiretti Asti, andrebbero aggiornati ed adattati: “Stiamo parlando di un piano straordinario – sottolinea il presidente Marco Reggio – e in quanto tale deve essere adeguato alle circostanze che si sono create con la pandemia. Noi chiediamo la vendemmia verde selettiva, cioè non un risarcimento per la distruzione indiscriminata delle uve, bensì una riduzione della produzione delle uve garantendo la qualità attraverso un aiuto ai viticoltori differenziato da regione a regione. Anche la distillazione dei vini deve essere volontaria e non indiscriminata, tendente a togliere dal mercato il prodotto di minor pregio”.
Ricordiamo che la provincia di Asti è forte di 22 denominazioni di origine controllate, di cui 7 Docg, e che il Piemonte ha di fatto rinunciato ai vini senza indicazioni geografiche da quasi un trentennio. In ogni caso la distillazione volontaria darebbe la possibilità ai produttori di destinare il vino per la produzione di alcol da disinfezione, oggi carente e del tutto ottenuto da prodotto d’importazione.
“Per alleviare la crisi, chiediamo inoltre – aggiunge Furia – di finanziare attrezzature e strutture per lo stoccaggio privato dei vini da affinamento, sia sfusi che imbottigliati, in attesa della ripresa dei mercati. Il piano “Salva Vigneti” di Coldiretti è già stato presentato a tutti e tre i livelli istituzionali: regionale, nazionale ed europeo. Contiamo che ognuno faccia la sua parte”.
Coldiretti chiede di allocare in modo nuovo le risorse regionali del Programma Nazionale di Sostegno (PNS), oggi concentrate principalmente su promozione (50%) e ristrutturazione dei vigneti (35%), spostando temporaneamente l’attenzione verso altre misure, e di attingere a fondi extra regionali per non compromettere gli investimenti che le imprese stanno portando avanti con i fondi PSR e OCM.
Relativamente alla misura OCM Promozione Paesi Terzi, Coldiretti si è sin da subito attivata in sede ministeriale per chiedere misure straordinarie e deroghe per modificare calendari e tipologie di azioni, non avere penalizzazioni per spese non effettuate, incrementare la quota di aiuto, includere azioni anche nei Paesi UE e prorogare i termini.
Per sollecitare i consumi di vino Coldiretti è impegnata nella campagna #iobevoitaliano, serve però anche sostenere la ripresa delle esportazioni con un piano speciale di comunicazione che preveda massicci investimenti pubblici e privati.
“Il tutto – conclude Reggio – partendo sempre e comunque da provvedimenti modulabili secondo le effettive esigenze di ogni Regione”.