Ventiduesimo numero dell’anno per la Gazzetta d’Asti che nel 2020 spegne 121 candeline. Ecco i principali argomenti della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 5 giugno 2020.
L’Astigiano tra riaperture e criticità
E’ un lento ritorno alla normalità, con le Regioni che hanno riaperto le porte, e i numeri, quelli ufficiali, che parlano di un picco ormai lasciato alle spalle. Una normalità costruita a suon di Dpcm e ordinanze sindacali e regionali che però deve fare i conti anche con quello che accade sul territorio. Mentre la vera emergenza pareva essere lasciata alle spalle, nell’Astigiano è scoppiato un vero caso, quello del medico di base con ambulatori a Callianetto e Frinco, risultato positivo la covid.
I pazienti che avevano frequentato gli ambulatori sono stati individuati e sottoposti ai tamponi: una situazione che sembra essere stata contenuta, anche se la paura di un nuovo caso Alassio (quello dei due gruppi di anziani in soggiorno marino entrati in contatto con un caso positivo a fine febbraio), c’è stata. Le rassicurazioni però sono subito arrivate. Il dottor Dresda sta meglio e, a scanso di ogni equivoco, nei comuni interessati (Castell’Alfero e Frinco) non è scattata alcuna zona rossa, come invece si vociferava sui social.
La fase 2 della chiesa: e dopo?
Sono giunte ieri mattina le indicazioni per la ripresa della catechesi degli adulti (in particolare corsi in preparazione al matrimonio, incontri per cresimandi adulti, corsi in preparazione al battesimo) e per iniziare a riprogrammare le cresime per il periodo settembre-novembre.
Nulla di fatto per rosari, adorazioni eucaristiche e processioni, anche se si apre la possibilità a incontri di preghiera pubblici più raccolti, per esempio presso cappelle e piloni votivi.
La fase 2 guarda alla fase 3, destreggiandosi tra norme e possibilità.
Sarà interessante capire se e come la pandemia abbia influito sulla sostanza (la fede e la carità) e sull’immagine della Chiesa presso i contemporanei
I lavoratori della Bcube oggi in piazza Castello a Torino
Il banco è saltato. Le posizioni rimangono immutate e distanti. La Fiat Chrysler Automotive ferma nel proporre il rinnovo della commessa per un anno, con immutate condizioni economiche. La Bcube ferma nel richiedere tre anni, con adeguamento delle condizioni economiche. In mezzo 210 posti di lavoro. 210 famiglie, e non numeri, che potrebbero diventare 400, cioè l’intera forza lavoro della Bcube di Villanova, il prossimo anno. Alla scadenza della commessa Iveco, fortemente collegata con Fca. Donne e uomini che, mercoledì sera, si sono ritrovati davanti ai cancelli del sito di Villanova e poi a quelli della sede di Casale Monferrato, per deporre 210 lumini. Per ricordare e onorare i posti di lavoro a rischio. Persone che questa mattina saranno in piazza Castello a Torino. Davanti alla Regione Piemonte. Per chiedere di essere ascoltati dal governatore, Alberto Cirio.
Centri Estivi: il Comune si muove
L’assessore alle Politiche Giovanili e all’Istruzione Elisa Pietragalla ha incontrato mercoledì gli enti promotori dei centri estivi, insieme ai rappresentanti dell’Asl (ufficio igiene e commissione di vigilanza).
Il Comune ha deciso di mettere a disposizione gratuitamente alcuni locali scolastici e ha offerto la possibilità di impiegare giovani del servizio civile attualmente impegnati in progetti dell’amministrazione comunale stessa, per poter affiancare gli operatori che saranno in servizio nei centri estivi.
In questi giorni, il Comune sta inviando agli enti un questionario per raccogliere informazioni sui posti disponibili nei centri, sulla necessità di spazi e di eventuali operatori. In questo modo, raccolte le informazioni, potrà procedere alla pubblicizzazione dei centri presso le famiglie.
La Regione dovrebbe a breve predisporre la modulistica per la compilazione della Scia, il documento di segnalazione certificata di inizio attività, indispensabile per l’avvio del centro estivo. Anche gli oratori potranno organizzare i loro centri estivi, compatibilmente con la necessità di rispettare tutte le precauzioni e le norme per la prevenzione del contagio.
Douja a ottobre? No, grazie
Nel piano di rilancio dell’economia piemontese, un posto speciale è occupato dal turismo. Pochi giorni fa, il governatore Alberto Cirio ha auspicato che nel prossimo autunno si possano svolgere alcune manifestazioni e, tra queste, la Douja d’Or.
Non è dello stesso avviso Renato Goria, presidente della Camera di commercio di Asti, che ha respinto l’ipotesi di Cirio, pur ringraziandone l’iniziativa e il riconoscimento per la manifestazione astigiana.
Molti i motivi, già espressi del resto in una nota diramata all’inizio di maggio, ben prima dell’uscita di Cirio sulla fattibilità della Douja d’Or edizione 2020: da quelli economici e organizzativi a quelli strettamente tecnici. Intanto, non si farebbe in tempo ad avviare la complessa macchina organizzativa, che prevede di indire un concorso nazionale di vini, che verrebbero premiati durante la Douja: “A febbraio stavamo iniziando i preparativi – spiega Goria – quando è scoppiata l’emergenza sanitaria, che ci ha fatto sospendere tutto”.