Affido alla Gazzetta d’Asti il mio desidero di raggiungere, in queste festività natalizie, tutti gli amici astigiani con la mia vicinanza e con l’augurio di ogni bene.
Da sempre abbiamo pensato il Bimbo del presepio sofferente per la povertà e per il freddo. Quest’anno le condizioni climatiche e la difficile congiuntura economica sono esperienza anche nostra e ci aiutano a comprendere che il Figlio di Dio ha voluto veramente condividere le nostre situazioni e le nostre preoccupazioni. Quando, durante la Messa di Mezzanotte sentiremo che il popolo camminava nelle tenebre, forse ci capiterà di pensare che quelle tenebre ci sono tuttora, soprattutto quando abbiamo l’impressione di non intravedere un punto di uscita dalle difficoltà economiche e una soluzione alla crisi sempre più ampia del mercato del lavoro.
A tutti coloro che vivono queste situazioni vorrei dire che il Figlio di Dio le ha vissute molto tempo prima, decidendo Lui stesso di venirle a condividere con noi. Ma desidero anche ricordare che non è soltanto venuto a condividere, ma soprattutto a donare speranza: il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce.
Nel nome di quel Bambino, Figlio di Dio, chiedo a tutti di aprirsi alla fiducia. Non è mai così buio come un’ora prima dell’alba. Forse quell’alba non è così lontana come ci possiamo immaginare. A condizione però di attenderla come ci propone Lui. L’attesa umana vorrebbe soluzioni a colpi di miracoli e governanti compiacenti sono anche tentati di promettere interventi miracolosi, forse mirando più ad illuderci che a darci fiducia.
Il Signore non ha puntato molto sui miracoli, soprattutto se immaginati come giochi di prestigio. Ha anche dimostrato di saperli fare i miracoli, ma soprattutto ci ha insegnato che i suoi miracoli avvengono in modo serio, costruiti sulla fede, sulla solidarietà e sulla croce.
Ci chiede di accogliere questo stile tutto suo di portare salvezza.
Con la fede, innanzi tutto, che significa fiducia nella possibilità di superare le difficoltà più impervie sorretti da uno spirito evangelico, incredibile per chi si affida agli assiomi umani della ricchezza, del prestigio e del potere, ma certamente più capace di portare alla felicità e al bene che non questi idoli, tanto più fallimentari quanto più indiscutibili e indiscussi.
In secondo luogo la solidarietà: il Dio fatto uomo è l’emblema, appunto, della vicinanza e della condivisione. Si è fatto prossimo a noi per dire che il grande miracolo è la solidarietà, capace di far passare il bene comune avanti agli interessi personali, nella certezza che nel bene di tutti c’è sicuramente il bene particolare di ciascuno.
Infine la croce. Qualcuno gli aveva detto di essere disposto a credergli, se fosse sceso dalla croce. Ma non era il caso di scendere, perché le situazioni si affrontano solo con la croce della pazienza, della diligenza, della buona volontà, della tenacia, della concretezza, della serietà quotidiana, della fedeltà agli impegni …
Forse la soluzione di tante difficoltà passa attraverso questo messaggio di un Bimbo povero e infreddolito. Chissà! Sarebbe veramente un bel Natale. Lo auguro di cuore, a tutti.
+ Francesco Ravinale