La Douja D’Or e il Settembre Astigiano si apprestano al varo con il mare mosso. Non è rimasta isolata la polemica sollevata dal presidente della Provincia Paolo Lanfranco, che ha protestato con forza per il mancato invito dell’ente da lui guidato alla conferenza stampa di presentazione dell’evento che si è svolta venerdì 7. La Douja costituirà la principale attrattiva di Asti per il prossimo mese, visto che a causa dell’emergenza covid -19 sono già state annunciate l’annullamento per quest’anno del Festival delle Sagre e la sospensione del Palio.
Come evento collaterale è stata annunciata anche la mostra “Asti città degli arazzi”, con sede a Palazzo Mazzetti a partire dal 18 settembre. A stretto giro di posta è però arrivato l’annuncio dell’assenza di collaborazione con l’evento di quello che a giugno era stato annunciato come il partner di prestigio: l’Arazzeria Scassa. In un comunicato vengono riportate le parole dell’amministratore Massimo Bilotta, il quale ha lamentato che l’annuncio della collaborazione con la mostra era stato fornito dalle altre istituzioni senza consultare preventivamente l’arazzeria. La conclusione è che “dopo alcuni contatti iniziali con la Fondazione Asti Musei, non è stato possibile pervenire ad un accordo”. Smentito anche l’annuncio fornito dal sindaco Maurizio Rasero che ad Asti sarebbe stata portata la mostra realizzata a Venezia tra il 2018 e il 2019.
Il sindaco ha risposto confermando l’apertura programmata della mostra, che “raccoglierà alcuni fra i più importanti arazzi realizzati dalla prestigiosa Arazzeria Scassa, altri prodotti dall’importante Arazzeria Montalbano, alcuni dei quali facenti parte della rassegna di successo a Venezia”. La promessa di un’esposizione di valore volta a promuovere un prodotto di eccellenza del nostro territorio è ribadita da Mario Sacco, presidente della Fondazione Asti Musei. “La mostra in preparazione sugli arazzi – afferma Sacco – sarà di pari livello, se non superiore alla rassegna ospitata a Venezia, in quanto raccoglie anche le più importanti opere acquistate dalle istituzioni astigiane e di loro proprietà”. A titolo di esempio al riguardo viene citata l’arazzo “Apollo e Dafne” realizzato da Scassa. Un gruppo di consiglieri di opposizione: Angela Quaglia, Massimo Cerruti, Davide Giargia, Giorgio Spata, Martina Veneto, Michele Anselmo, Mauro Bosia e Mario Malandrone) rilegge la vicenda vedendoci dentro “approssimazioni, contraddizioni e anche un po’ di incompetenza”. Il primo fatto contestato è che la replica della mostra organizzata a Venezia sia stata dal sindaco successivamente corretta in una mostra di arazzi con opere di Scassa e anche di Montalbano. “Forse perché – si chiedono gli esponenti di minoranza in consiglio comunale – il mancato accordo con l’Arazzeria Scassa non consentirà di esporre gli arazzi ospitati nelle più grandi mostre internazionali, e sui transatlantici, che hanno fatto conoscere Asti nel mondo?”. Se si trattasse di esporre solo gli arazzi Scassa già di proprietà di istituzioni astigiane “tutte insieme, anziché continuare ad esporle nelle sedi istituzionali, non si può parlare di mostra come di un nuovo evento”. Riguardo all’accostamento con annunciata superiorità rispetto alla mostra di Venezia, viene affermato che nell’occasione non venne esposta nessuna realizzazione dell’Arazzeria Montalbano. Si ricorda poi che in occasione della manifestazione erano stati esposti lavori di artisti come Corrado Cagli, Giuseppe Capogrossi, Emanuele Luzzati e Ezio Gribaudo “in dialogo con gli arazzi Scassa”. La domanda finale è “dov’era il sindaco quando è stato deciso di organizzare la mostra degli arazzi”? L’invito finale rivolto a Rasero (membro in qualità di sindaco della Fondazione Asti Musei) a dimettersi con la previsione che “la mostra sarà sicuramente un successo di pubblico, ma un vero insuccesso per l’immagine di Asti”.
Michele Cascioli