Oggi la Polizia di Stato celebra i 40 anni della legge 1° aprile 1981, n. 121, recante il “Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza”, che determinò la trasformazione del Corpo delle guardie di pubblica sicurezza nell’attuale Istituzione civile ad ordinamento speciale, la “Polizia di Stato”.

“Credo che non si abbia una visione esatta della complessità della legge se non si tiene conto di un fatto: la riforma non si esaurisce nella smilitarizzazione, nella sindacalizzazione, nel riconoscimento dei diritti civili e politici, ma investe il sistema complessivo dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, dal vertice alla periferia, dalle strutture organizzative al piano funzionale e istituzionale”. Con queste parole, l’allora ministro dell’Interno, Virginio Rognoni, nella seduta della Camera del 25 marzo 1981, accompagnò, verso la conclusione, un dibattito parlamentare iniziato l’8 novembre 1979.

Nasceva allora una polizia moderna, “smilitarizzata” e caratterizzata da una forte identità civile, votata al servizio della comunità. Una legge divenuta nel tempo un caposaldo fondamentale della nostra società e ancora oggi straordinariamente attuale: la 121 ha infatti affidato all’Istituzione una missione non solamente volta a presidio della sicurezza del Paese, «bensì proiettata verso la cura dell’ordine democratico e che concorre a rendere vera la libertà di esercizio dei diritti garantiti dalla Costituzione»: questo il commento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella prefazione del libro “La riforma dell’Amministrazione della pubblica sicurezza”, a cura di Carlo Mosca, Consigliere di Stato e Prefetto della Repubblica, tra i principali ideatori della riforma e che proprio in questi giorni, per una triste coincidenza, ci ha lasciato.

Ma la legge 121 aveva comportato anche la caduta di un’ultima barriera: la riforma aveva sancito la piena equiparazione tra personale femminile e maschile, con parità di attribuzioni, funzioni, trattamento economico e progressione in carriera. Una “rivoluzione rosa” iniziata con la comparsa delle quote rosa in polizia il 1° marzo 1961, quando entrarono in servizio le prime ispettrici appartenenti alla carriera direttiva del nuovo Corpo di polizia femminile.

  La ricorrenza è di particolare importanza, tant’è che oggi la Polizia di Stato ha scelto di festeggiare l’anniversario della propria fondazione, risalente al 1852, proprio il 10 aprile, data di pubblicazione della legge, per sottolineare il vincolo indissolubile che lega l’Istituzione a quel provvedimento normativo.

E poi, evocando le parole del sig. Presidente della Repubblica, “i quarant’anni della legge di riforma dell’Amministrazione della pubblica sicurezza coincidono con un altro anniversario che il 2021 ci consegna: i 160 anni dell’Unità d’Italia.

Sono ricorrenze tra loro intimamente collegate. La Polizia è uno dei volti dello Stato. La storia della Polizia è parte del racconto della edificazione dello Stato unitario, ne ha seguito l’evoluzione costituzionale garantendo lealtà nello svolgimento dei suoi compiti di autorità preposta al mantenimento dell’ordine pubblico.

Una “empatia democratica” guadagnata sul campo anche nei giorni durissimi di questo annus horribilis appena trascorso, ma nata negli anni difficili del terrorismo e nutrita, nei lunghi 40 anni dall’introduzione della riforma, dal lavoro e dal sacrificio dei suoi componenti. Un impegno lungo che ha prodotto così i suoi effetti.

La polizia moderna nella logica costituzionale propria della riforma dell’81, è oggi un corpo dello Stato che i cittadini riconoscono come elemento di coesione, amico, accessibile ed aperto.