Il commento alla Parola di domenica 4 aprile (Pasqua di Risurrezione) a cura di Sr Maria Daniela del Monastero Cottolenghino “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”
La lettura del Vangelo di oggi ci coinvolge nei sentimenti di sorpresa e sgomento che colsero i discepoli di Gesù di fronte alla scoperta del sepolcro vuoto. Che ne era stato del cadavere del loro Maestro? Nella sua missione aveva risuscitato dei morti, aveva parlato di una sua “prossima” risurrezione, ma non era stato compreso. Tuttavia ora il piccolo seme di quella parola, custodito, cominciava a germogliare aprendoli alla speranza in qualcosa di totalmente nuovo, che toccava l’esistenza del Maestro, ma anche la loro vita. Lentamente avrebbero compreso: colui che “era passato beneficando e risanando” come dice Pietro nel passo della prima lettura, era stato crocifisso, ma era risorto. Il bene da Lui donato non era stato vanificato dalla sua ingiusta condanna a morte, Dio non l’aveva abbandonato al fallimento, al rifiuto, ma aveva donato un compimento: la sua risurrezione, che era la prova del suo essere il Salvatore atteso.
Nasce nel nostro cuore una domanda: perché tutto il popolo ha potuto contemplare il Crocifisso e solo alcuni testimoni hanno potuto incontrare il Risorto? Se meditiamo sulle opere di Dio vediamo come Egli mai cerchi di imporsi con la forza dell’evidenza, ma umilmente sempre cerca di vincere la durezza del cuore dell’uomo con la potenza dell’amore che rispetta la sua libertà. Non fa sfoggio della Sua onnipotenza, ma l’ha posta al servizio dell’amore, si china senza sosta sulla nostra debolezza, appagato da ogni gesto di amore che nasca dalla sincerità del nostro cuore. Con la sua risurrezione il Signore Gesù, Luce vera che illumina ogni uomo e che le tenebre non hanno vinto, splende in mezzo a noi, come ci ricorda il cero pasquale posto nel presbiterio. Egli non ci abbaglia come la luce del sole, ma brilla agli occhi dell’anima che liberamente l’accoglie.
In questa Luce, che mai si spegne, coloro che l’accolgono trovano il senso per i giorni e le notti del mondo e della loro vita. Tutti ricordiamo che il battesimo è stato il momento della nostra “illuminazione”, del nostro passaggio alla luce del giorno di Cristo Signore. In quest’ora di fitte tenebre per la vita dell’umanità, chi crede può ravvivare a questa Luce la speranza e trovare la forza di perseverare nel fare il bene. L’ingiustizia va denunciata, il male va combattuto, ma Dio ci chiede di non fermarci alla considerazione dei sacrifici che facciamo, delle difficoltà che abbiamo, delle sofferenza che ci opprimono, ma di lasciarci illuminare da Lui, dalla Sua gioia, dalla Sua presenza che non ci abbandona per poter fare di noi stessi un dono nella nostra fatica, esprimendo non tristezza o frustrazione, ma speranza. Allora insieme a tante persone anche a noi sconosciute e sparse ovunque, viviamo con fede, con una luce nell’anima e possiamo fare nostre le parole del salmista che, dopo aver superato varie prove, animato da una fiducia più grande da quella suscitata dalla luce del giorno, esclamava: “Voglio svegliare l’aurora!” (sl 56). Buona Pasqua!
LETTURE: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; Gv 20,1-9