Creare una rete di solidarietà composta da cittadini, volontari e associazioni capace di promuovere la donazione degli organi con lo scopo di riuscire ad aiutare le persone a compiere una scelta consapevole perché il sì alla donazione è un gesto d’amore per se stessi e per la comunità intera.

E’ l’obiettivo che si è posta l’Aido presieduta da Irene Testa, associazione che nei giorni scorsi è stata protagonista di una giornata di formazione che si è tenuta nella sede del Csvaa. Tanti i relatori che si sono alternati alla “cattedra” a cominciare da Edna Biase, infermiera specializzata dell’Asl At che ha parlato del percorso legato alla donazione di organi dal punto di vista medico scientifico spiegando le modalità che ogni cittadino ha per dire di Sì alla donazione. Poi è stata la volta di Nadia Biancato, presidente Aido Gruppo Intercomunale di Alessandria, di Maurizio Cornacchia, volontario dell’Aido di Asti e di Luigi Rovere, volontario dell’Associazione Italiana Trapianti di Fegato delegazione Piemonte e Valle d’Aosta. Presente, inoltre, l’assessore al Personale e Servizi Demografici del Comune di Asti Giovanni Boccia con cui Aido Provinciale di Asti ha instaurato, da qualche tempo, un’importante collaborazione e che vedrà nel futuro intensificare le sinergie, anche con le altre realtà legate al mondo della donazione degli organi, per sensibilizzare la popolazione astigiana che dovrà rinnovare la propria carta di identità, momento durante il quale viene chiesto il consenso alla donazione.

Il corso è stato organizzato da Fabio Arossa e dalla presidente Testa referenti per Aido provinciale di Asti e ha visto la partecipazione di volontari delle associazioni astigiane che promuovono la donazione in tutte le sue forme come Admo, Avis, Aned Piemonte e Aitf.

“È stata un’occasione molto importante perché è essenziale stimolare e incrementare il consolidamento di una rete di solidarietà che coinvolga tutte le associazioni del dono nell’astigiano – ha commentato Testa -. L’obiettivo di tutti noi, infatti, è duplice: aiutare le persone in lista d’attesa e incrementare la donazione in ogni sua forma, ma anche preservare la salute dei cittadini e trasmettere conoscenze relative agli stili di vita da adottare per prevenire il manifestarsi di malattie che potrebbero richiedere trapianti”.