E’ ingente e grave il danno arrecato dal violento temprale scatenatosi domenica 7 luglio tra l’astigiano e l’alessandrino. A bocce ferme, gli agricoltori fanno il loro primo bilancio che, nella migliore delle ipotesi, prefigura raccolti dimezzati e, nella peggiore, completamente azzerati.

Da Villafranca d’Asti a Refrancore, la drammatica situazione resta una costante. Metà del territorio municipale di Villafranca d’Asti è stato interessato dall’evento grandinigeno, preceduto da forti vento e pioggia.

A parlare è Andrea Rabino, allevatore e agricoltore dell’Az. Agricola La Rondine, nonché vice presidente Coldiretti Asti. “Il forte vento ha letteralmente allettato il 50% del grano; la tempesta, della dimensione di una noce, ha completato l’opera, andando a distruggere anche il mais” racconta Andrea. “In particolare, il mais seminato tardivamente è stato in gran parte frantumato dalla grandine, mentre quello seminato durante la breve finestra di bel tempo, con le prime pannocchie già formate, difficilmente riuscirà a completare il ciclo biologico, a causa della fioritura andata distrutta. Difficile prevedere il raccolto, tuttavia, stimerei un danno tra il 60 e il 100%”.

Complessivamente, sono circa 20 gli ettari aziendali colpiti e, per il terzo anno consecutivo, i Rabino si vedranno costretti a provvedere all’acquisto di mais.

Drammatica anche la situazione di prati ed erba medica. “Di norma, in queste settimane facevamo il secondo taglio di prato stabile e il secondo/terzo di medica” prosegue Rabino. “Ad oggi, non abbiamo ancora finito di tagliare il prato stabile. Le finestre di soli due o tre giorni di sole, non ci consentono di chiudere il processo. A pagarne le conseguenze è anche la qualità: prati che avremmo dovuto tagliare un mese fa, oggi, sono un mix di piante morte in piedi. In minima parte, siamo riusciti a compensare col pascolo, ma certamente non basta. Occorrerebbe che tutte le aziende avessero la convenienza a sottoscrivere le polizze assicurative, quindi, le compagnie assicurative in grado di garantire premi più bassi”.

A Refrancore, in zona Rio Gaminella, la situazione è anche peggiore. Matteo Nespolo, dell’Azienda Agricola Biologica Vergano, mostra un campo di Fagiolo dell’Occhio (varietà refrancorese di origine medievale) distrutto all’80%. “A compromettere il raccolto non è stata solamente la grandine, ma anche la gelata che ne è seguita” spiega Matteo. “I 10 centimetri circa di grandine, durante la notte hanno cotto le piantine appena nate. Non converrà raccogliere il restante 20% e neppure riseminare: non ci sono i termini per completare il processo biologico di crescita e raccolta entro fine agosto. Insomma, un disastro”. Verso Felizzano, dove

Matteo ha 4 ettari di grano tenero, la situazione è la stessa.

Matteo è un giovane agricoltore 29enne che, insieme a mamma Silvia e a nonna Valentina, porta avanti la tradizione agricola di famiglia, coltivando 120 ettari di terreno tra fieno, frumento tenero e leguminose, quest’ultime, al 50% in vendita diretta nei Mercati Contadini di Campagna Amica. Ed è proprio questa componente che, in parte, compensa le difficoltà più grandi causate dagli eventi meteo estremi e, anche, dal caro prezzi delle materie prime.