Don Paolo Carrer lascia la Cattedrale di Asti, la sua Parrocchia. Quella che segue non è un vera intervista ma solo pensieri e ricordi…
Non solo più di venti anni alla guida della parrocchia Cattedrale ma anche, prima, da Vice parroco, una lunga esperienza con i giovani della Parrocchia, gli stessi che oggi sono almeno in parte, l’ossatura dei gruppi che hai seguito in questa tua esperienza. Senz’altro una esplosione di emozioni che non è facile raccontare… ti chiedo però di provare a descriverle …
“Veramente i dieci anni passati in Cattedrale da viceparroco, mi sono tornati “buoni” quando a settembre del 2003 sono arrivato come parroco: mi è sembrato di tornare a casa, di non essermene mai andato. I ragazzi di allora, anche se li ho trovati cresciuti, grandi e carichi di impegni familiari e professionali, mi hanno rinnovato la loro fiducia e la loro collaborazione senza troppa fatica, e sono stati un buon supporto per affrontare nuove iniziative e provare nuovi percorsi. Un po’ più impegnativo è stato allargare lo sguardo da parroco a tutta la parrocchia, dai bambini agli anziani, e averne cura e stabilire relazioni di confidenza e di attenzione, e poter chiamare ciascuno per nome, per continuare la presenza di amicizia e di guida offerta per tanti anni da don Matteo. Ora mi sembra di avere attorno tante persone che mi vogliono bene, nonostante il mio carattere un po’ brusco, soprattutto quando sono… sotto stress!”.
Un cammino lungo, pieno di momenti, di riti, di passaggi, di perdite. Ti chiedo di raccontare, ricordare, descrivere, le due/tre cose che hai voglia e bisogno di portarti dietro, ad arricchire la nuova esperienza che andrai ad incominciare.
“Intanto si impara presto che una comunità parrocchiale non è roba tua, il tuo regno, ma che sei a suo servizio per un certo periodo, per aiutare a vivere la fede e magari a crescere, soprattutto le generazioni nuove, e poi magari lasciarle in altre mani, perché sono già sempre in altre mani, quelle di Dio. Ricordo questo perché mi ero molto affezionato a S. Maria Nuova, parrocchia e oratorio, e ci avevo speso molte energie: quando ho dovuto raddoppiare con San Secondo ho fatto molta fatica, e poi abbandonare non è stato facile. Ma ora le cose sono molto cambiate per quelle Parrocchie.
Qui ho dovuto vincere presto la nostalgia dei “bei tempi” quando si potevano fare tante cose, con altri spazi e molto più tempo: ora i tempi sono cambiati ma ci sono altre opportunità che vanno riconosciute e valorizzate. Da un lato ho capito meglio tutte le fatiche di don Matteo per affrontare la manutenzione della Cattedrale con i lavori di restauro e reperire i finanziamenti: ora io sono più sereno perché la Cattedrale con il San Giovanni è stata rilevata direttamente dalla Diocesi, che si fa carico degli impegni di tutela, di progettazione e di spesa. Resta la difficoltà di muoversi in ambiente “protetto” dove è già un problema piantare un chiodo o aggiungere una lampadina… non che ci abbia rinunciato! Ricordo la sonora tirata d’orecchi ricevuta da don Quaglia e Fabrizio Gagliardi quando ho fatto installare “a loro insaputa” lo schermo per la proiezione, per non seguire la complicata strada delle pratiche burocratiche: ho dovuto dimostrare che si trattava di un allestimento rimovibile!
Certamente tutte le esperienze, “le prove” di comunità, le feste e gli spettacoli dei ragazzi, gli incontri con le famiglie mi hanno fatto crescere la voglia e il “gusto” del fare e del vivere insieme, dove da una idea si può condividere un progetto e poi portarlo avanti anche se diventa più complicato ma puoi contare sulle idee e le braccia degli altri. Questa è una immagine di comunità cristiana, dove ognuno può dire la sua e sa di essere preso in considerazione, anche se il risultato finale sarà diverso da quello di ciascuno ma frutto del contributo di tutti”.
Le tappe della tua missione di Parroco in Cattedrale, i Vescovi, l’incontro con Papa Francesco, le (poche) ordinazioni sacerdotali, prova a condensare in un piccolo calendario del cuore…
“Sarebbe lungo fare un bilancio di anni di vita pastorale snocciolando statistiche di battesimi, cresime, matrimoni e tante messe che abbiamo voluto belle, festose, fraterne: “tanta roba” direbbero i ragazzi, “tanta grazia di Dio” vorremmo dire noi! Se parliamo poi delle occasioni “eccellenti” ormai l’incontro con i Vescovi è diventato “ordinario” nel senso che, come il vescovo Francesco prima, il vescovo Marco ora viene regolarmente a celebrare nei tempi forti dell’anno e nella grandi occasioni, e lo fa volentieri perché sente tra noi “aria di famiglia”. Certamente le celebrazioni solenni, della Settimana Santa o ordinazioni, come quella del nuovo Vescovo, sono sempre una buona occasione per sentire il “respiro” della Chiesa Diocesana, e anche per apprezzare gli spazi e le bellezze della nostra Cattedrale. Ma sono anche un bell’impegno, soprattutto per le Collaboratrici di Sacrestia così esperte che al momento giusto non fanno mancare nulla.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 31 maggio 2024
Mauro Ferro